Responsabilità trasversali su quel destino di chisura che pende sul punto nascita sulmonese. A denunciarlo la Cgil che ricorda come da anni “invece di intervenire sulle motivazioni che hanno generato nel tempo una contrazione del numero di parti, il tema viene utilizzato per perenni propagande elettorali di basso spessore politico finalizzate, a seconda dei casi, o per rivendicazioni di ipotetici meriti personali o per la ricerca di responsabilità politica di chi, nell’alternanza delle sindacature cittadine e dei governi regionali, si trova a dover gestire (o meglio non gestire) la grave ed annosa problematica che costringe il territorio del Centro Abruzzo – ed i suoi cittadini – ad una instancabile lotta a tutela del servizio pubblico sanitario di prossimità”.
Pasqualone e Marrelli chiedono soluzioni, ritengono inaccettabile la paventata e sciagurata chiusura del presidio deliberata da parte del Comitato Percorso Nascite del Ministero della Salute, oggi notificata alla Regione Abruzzo, “un vero e proprio attacco non solo al territorio di Sulmona e della valle Peligna ma a tutte le aree interne dell’Abruzzo”.
I sindacalisti incalzano “Le motivazioni addotte risultano essere assolutamente parziali ed evidenziano una completa ignoranza rispetto alla configurazione orografica del territorio e del reale bacino di utenza di riferimento, considerando, tra l’altro, la condizione di crisi economica che persevera nei nostri territori”. Il diritto alla salute è inalienabile e di prossimità, la tutela delle future mamme e dei bambini deve essere la priorità e i sindacalisti portano come esempio di peso, la nascita nella notte di un bambino, venuto alla luce in soli 20 minuti ndentro l’ambulatorio. Una tempistica stretta a dimostrazione della necessità del mantenimento del presidio sanitario e delle capacità, professionalità e della massima disponibilità degli operatori del nosocomio peligno.
La vertenza sul punto nascita è prima di tutto una questione di civiltà, “perché sguarnire un territorio così vasto
di un presidio fondamentale sarebbe una scelta scellerata. Questo dovrebbe essere l’impegno della Politica e non le diatribe a cui abbiamo assistito in questi anni che hanno portato ad una lenta e costante agonia”.
Sulla bilancia pesano i mancati investimenti in termini di personale e tecnologie “dovute alle scelte gestionali della ASL prima con Silveri e poi con Tordera, quest’ultimo, va ricordato, addirittura ha proposto la chiusura del Punto Nascita per far fronte alle carenze di personale ed al rientro dallo sforamento del costo del Personale stesso.
Riteniamo strategica e fondamentale la permanenza del Punto Nascita nel territorio della Valle Peligna anche in considerazione della nuova struttura Ospedaliera completamente antisismica (la prima ed unica nella Regione Abruzzo)”
Un vero e prorpio travaglio, e mai parola fu più azzeccata, la storia del punto nascite comincia dal Governo Regionale della Giunta Chiodi, spiegano, l’allora Sindaco di Sulmona era Fabio Federico ed il Direttore Generale della ASL Giancarlo Silveri. “Già in quegli anni il territorio in maniera compatta si oppose alla chiusura del presidio sanitario Peligno in ogni modo, basti ricordare la manifestazione del 19 marzo 2011 che vide la partecipazione di migliaia di persone”. Durante il governo D’Alfonso, con le sindacature Ranalli e Casini, le cose non sono migliorate, nonostante l’impegno della Cgil stessa, dei cittadini, dei comitati, nelle azioni intraprese: dal presidio permanente davanti l’ospedale alla raccolta di oltre 8000 firme in poco più di un mese, passando per le manifestazioni davanti l’Ospedale ed al Consiglio Regionale.
“In queste ultime settimane, che hanno anticipato le elezioni per il rinnovo del Consiglio Regionale, abbiamo assistito a continue passerelle di candidati e loro sostenitori, vice ministri e parlamentari, tutti – nelle intenzioni dichiarate – pronti a tutelare i presidi pubblici del territorio a partire dal punto nascita.
Oggi, ad elezioni ultimate, ci piacerebbe vedere quegli intenti tradotti immediatamente in atti amministrativi finalizzati, una volta per sempre,a chiudere positivamente la vertenza che, a detta di qualcuno durante la campagna elettorale, era già stata risolta.
“L’atto di chiusura del Punto nascita di Sulmona, oltre ad evidenziare una grave disattenzione da parte della burocrazia ministeriale rispetto alle problematiche delle aree interne, rappresenta l’ennesimo danno per il territorio e va in direzione contraria rispetto alle dichiarazioni della Politica sulle soluzioni da apportare a difesa delle suddette aree”. La conseguenza inesorabile è quella dello spopolamento. Marrelli e Pasqualone invitano le istituzioni e la politica a tornare a svolgere il loro ruolo a difesa del territorio, dei cittadini, degli operatori e dei servizi sanitari “poiché hanno l’obbligo costituzionale di dover assicurare il diritto alla salute ad ogni cittadino senza dimenticare il contesto sociale, territoriale ed orografico in cui si vive”.
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