Si fa un gran parlare di turismo in questa campagna elettorale, a dire il vero se ne fa un gran parlare in tutte le campagne elettorali. Peccato che poi non ci si curi mai troppo del turismo, è una prova palese ne è tutta l’area Celestiniana, enorme risorsa sottoutilizzata nostrana.
Partendo dalla Badia, risaliamo lo strato d’asfalto che conduce al piazzale dello chalet di Sant’Onofrio, del quale il Comune di Sulmona ha chiesto ed ottenuto il cambio di destinazione d’uso. Lo chalet rimane chiuso ormai da anni e il senso di abbandono del luogo si percepisce in ogni direzione. Il maltempo delle scorse settimane ha buttato a terra il comignolo dell’edificio, che è stato prontamente segnalato con fettuccia e poi lasciato a sé stesso. Anche il cestino dell’immondizia lì di fianco non se la passa molto bene, retto in piedi da un appoggio di fortuna. Nel piazzale c’è il vecchio soppalco sul quale erano posizionati alcuni tavolini, ne rimane soltanto lo scheletro e qualche tavola marcia.
Sotto la tettoia dello chalet, qualcuno ha portato una panca, perché è cosa buona ripararsi dalla pioggia, ma anche dal vento, mentre nel porticato di fronte lo chalet, la staccionata è stata in parte distrutta, le panche rimodulate a piacere e sul pavimento qualcuno, a causa del grande freddo ha pensato bene di accendere un fuoco. Un po’ di immondizia qua e la, è sparsa per rincarare la desolazione.
Scendendo agli scavi di Ovidio la situazione non migliora. Il cancello d’accesso che dovrebbe essere aperto solo in determinati orari è sempre spalancato concedendo l’accesso a tutti. Accedendo al piazzale del santuario la veduta sulla Valle Peligna rinfranca l’animo, che poco dopo s’infrange sul sistema d’illuminazione che dovrebbe valorizzare di notte l’Eremo di Sant’Onofrio e l’area degli scavi. Di quello che fu l’impianto, non resta gran che, dentro un fanale sono cresciute persino delle piante mentre i vetri delle lampade sono stati distrutti e le lampadine trafugate. Per non farci mancare niente, qualche personaggio esagitato, ha pensato bene di prendere a sassate l’edificio che contiene il mosaico, intaccando la vetrata e una facciata della struttura. Anche il cancello che da verso Fonte d’Amore resta sempre aperto.
Continuando la passeggiata il tour dell’abbandono e dell’orrore si costeggia il muro retrostante Campo 78. Fra cumuli d’immondizia vari, un pezzo della recinzione in cemento è collassata lasciando di fatto aperto l’accesso all’area, sulla quale il Comune di Sulmona ha manifestato l’intenzione di voler creare un hub turistico.
La camminata si conclude poco più avanti, su via di Fonte d’Amore dove lo sconforto s’impossessa prepotentemente di noi. Se fossimo stati turisti ci saremmo almeno consolati con la visita dell’Abbazia e dell’Eremo, che sicuramente in chi non è del luogo e li vede per la prima volta, riescono a soppiantare tutte le storture appena evidenziate.
Resta in tutta la sua evidenza un’area lasciata al proprio destino, un potenziale inespresso che dimostra quanto il concetto di turismo sia più un tema buono da campagna elettorale che per l’amministrazione, perché una volta eletti, si sa, si ha sempre altro a cui pensare.
Savino Monterisi
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