Cogesa, operazione immobiliare nell’incubatore. Addio alla De Amicis

 

All’asta pubblica di qualche giorno fa, non ha più partecipato, probabilmente perché il passo sarebbe stato più lungo della gamba, soprattutto con l‘aria che tira. Spendere 800mila euro per quella che lo stesso amministratore Cogesa, Vincenzo Margiotta, definisce “un’operazione immobiliare”, senza avere il consenso dei Comuni-soci, sarebbe stato troppo per una governance che è già in bilico. 
E d’altronde la multiutility e il cambio di Statuto, già sono stati bocciati dai soci per attività collaterali, figurarsi per inglobare tra i rifiuti anche un’agenzia immobiliare.

Così, andata deserta la gara, ora la società partecipata ha chiesto ai suoi soci il permesso all’acquisto, quello dei capannoni di Sviluppo Italia dell’incubare d’impresa. Che da qualche anno incuba, in verità, solo illusioni.
Fatto è che l’altro giorno è arrivata sulle scrivanie dei primi cittadini un’appassionata lettera dell’amministratore unico, nella quale si chiede il permesso, anzi l’unanimità, per un’operazione immobiliare finalizzata a creare una “cittadella dell’ambiente”, “in cui sviluppare un incubatole di idee – si legge – favorire la creazione di start-up ambientali, fornire servizi agli utenti, essere di supporto alle amministrazioni comunali e creare spazi funzionali”.

Il tutto dentro quei 5mila metri quadrati coperti e 20mila scoperti che, in realtà, sono stati già oggetto di un’offerta, anzi due, pubbliche: entrambe fatte da Clea ed entrambe non concluse, per non ancora chiariti motivi. E che probabilmente saranno approfonditi in sede giudiziaria.
La spesa, dice sempre Margiotta, sarebbe coperta da un mutuo decennale che in parte sarebbe coperto dal subaffitto di alcuni degli spazi presenti: “L’operazione immobiliare, inoltre – continua la missiva -, eviterebbe la dispersione del patrimonio pubblico quale è quello di Sviluppo Italia, in funzione di un riutilizzo simile a quello a suo tempo considerato dall’organo generale”. E poi permetterebbe di ovviare alla carenza di spazi che sta subendo il Cogesa dopo la dichiarazione di inagibilità certificata sulla palazzina dell’ex Pastorino.
Non è chiaro, però, come il Cogesa intenda accedere all’acquisto, se cioè con un’offerta diretta o aspettando una nuova asta. Certo è che il terreno su cui si muoveranno, Cogesa e soprattutto i liquidatori di Sviluppo Italia, è un terreno minato da possibili ricorsi e impugnazioni.

In attesa della risposta dei Comuni-soci e di eventuali offerte di acquisto, una cosa sembra però essere certa e cioè che il Cogesa, a differenza di quanto era stato promesso e annunciato lo scorso anno, non ha più intenzione di stabilirsi in centro storico, ovvero negli spazi dell’ex caserma De Amicis che avrebbe dovuto acquisire insieme all’altra partecipata Saca. Un impegno che aveva tranquillizzato i commercianti sulla promessa operazione di ripopolamento del centro storico. Progetto, questo sì, andato direttamente in discarica.

1 Commento su "Cogesa, operazione immobiliare nell’incubatore. Addio alla De Amicis"

  1. aldo tassinari | 23 Gennaio 2019 at 14:35 | Rispondi

    da azienda del rifiuti ad azienda cassonetto di promesse elettorali il passo è breve… e l’amministratore, nel caso il progetto sia fallimentare, si assume le responsabilità dell’eventuale aumento della tassa sui rifiuti? visto che alla fine chi finanzia sono i cittadini con le loro imposte, un passo del genere dovrebbe passare per consultazione popolare.

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