Spi-Cgil: “Bonus energetico, rimedio alla povertà energetica”

Lo Spi-Cgil della Valle Peligna denuncia la condizione di povertà energetica che vivono purtroppo molti anziani. Per povertà energetica si intende la difficoltà ad assicurare alla propria abitazione un minimo di servizi energetici (elettricità, riscaldamento o raffrescamento, acqua calda sanitaria) adeguati e capaci di garantire uno standard di vita dignitoso e a tutela della salute.

Secondo un’analisi fatta da Spi-Cgil e Fondazione Di Vittorio, il 14 per cento degli anziani è da considerarsi indigente perché non può far fronte ai bisogni primari e non è nelle condizioni di poter mantenere una temperatura adeguata nella propria abitazione, anche in ragione della totale assenza di misure di efficientamento energetico e in molti casi della mancanza dell’impianto di riscaldamento. Gli anziani a rischio povertà energetica sono invece oltre il 33 per cento. Non hanno condizioni economiche familiari né agiate né di indigenza, ma non riescono comunque a garantirsi una temperatura confortevole nell’ambiente domestico.

Particolare attenzione va prestata secondo lo Spi-Cgil, ai bonus energetici, strumenti che sulla carta avrebbero dovuto limitare e contrastare questi fenomeni. Solo il 30 per cento delle famiglie che ne avevano diritto ne ha effettivamente fatto uso. Una percentuale che dimostra come la misura, seppur importante, non ha sortito gli effetti sperati e non ha coinvolto tutte le persone che ne avevano bisogno. Dalla indagine è emerso che molti degli aventi diritto non ne hanno effettivamente fatto richiesta e che una parte rilevante delle famiglie che sono in condizione di povertà energetica ne resterebbe comunque fuori, a causa del complicato iter amministrativo per attivarla. Pertanto fanno sapere dallo Spi-Cgil sono a disposizione dei cittadini i servizi di Patronato (INCA-CGIL) e fiscali (CAAF-CGIL), per poter beneficiare dei bonus energetici (elettricità, gas e acqua).

“Come SPI-CGIL della valle Peligna – scrive il sindacato -, riteniamo che una particolare rilevanza assuma lo stato di maggior disagio che vivono le famiglie, in particolare la popolazione anziana, residente nei nostri Comuni montani, costretti a ricorre al riscaldamento domestico per diversi mesi dell’anno. Condizione che richiederebbe lo studio e l’applicazione di agevolazioni fiscali appropriate e ridotte rispetto a quelle applicate alla generalità delle utenze non di montagna”.

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