Il problema, presto, non sarà solo quello di partorire nelle aree interne, ma anche quello di crescerli i figli. Tra poco più di dieci giorni, a partire dal primo gennaio, infatti, nell’area d’ambito peligno, che va dalla Valle Subequana all’Alto Sangro, andranno in pensione due dei sette pediatri attualmente in servizio.
Pensionati e non rimpiazzati, così ammette la stessa Asl che, spiega, come l’eventuale, e solo eventuale, sostituzione dei medici per i bambini verrà valutata a marzo a seguito dei calcoli sulle utenze.
Il disagio, però, è per il momento assicurato, soprattutto per le famiglie che risiedono nella Valle Subequana che, dopo trenta anni, perderanno l’unico pediatra disponibile.
I due pensionamenti, infatti, riguardano la dottoressa Franceschina Di Berardo che opera nei due ambulatori di Raiano e Castelvecchio Subequo, e la dottoressa Wilma Climaco che opera a Sulmona. In tutto circa 1.300 pazienti, 800 dei quali sono in carico alla Di Berardo.
Questi utenti saranno ridistribuiti su tre dei cinque pediatri che sono sul territorio (due, infatti, Tella e Caravelli, sono già saturi nel numero di pazienti consentiti): uno a Sulmona, uno a Pratola e uno a Castel di Sangro.
Si potrebbe arrivare al paradosso, insomma, che per curare il proprio figlio un residente a Castelvecchio Subequo debba attraversare mezzo Abruzzo fino a Castel di Sangro, che con le strade, i tempi di percorrenza e le condizioni climatiche non certo sempre affidabili del territorio, vuol dire nei fatti rinunciare ad un’assistenza specialistica che è, o dovrebbe essere, garantita dalla legge almeno fino ai sei anni di età.
“Anche se dovessero aprire una nuova posizione – spiega la dottoressa Di Berardo – sarà difficile riuscire a trovare qualcuno che copra una zona come la Valle Subequana: l’ambito territoriale è infatti unico, per cui un pediatra potrebbe più facilmente decidere di insediarsi a Sulmona e, soprattutto, di pediatri ce ne sono sempre meno. Io, ad esempio, con notevoli sacrifici mi sono divisa in questi anni tra i due ambulatori e negli ultimi tre anni ho dovuto rinunciare alle ferie perché non si trovano sostituti, neanche per qualche giorno”.
L’accesso alla professione pediatrica è sempre più ristretto, molti pediatri sono anziani e la prospettiva è nel futuro quella della smobilitazione di questo servizio specialistico, che esiste solo in Italia, ma che fa dell’Italia un’eccellenza nelle cure mediche.
“Curare un bambino – aggiunge la pediatra – non significa curare un piccolo uomo. L’approccio del medico di base, insomma può essere riduttivo”.
La Di Berardo e la Climaco, d’altronde, lasciano anche per l’eccessiva fatica, per l’impossibilità di trovare sostituti, per l’assenza di figure professionali disponibili a dare una mano.
Di certo l’uscita dalle cure pediatriche verrà sul nostro territorio per forza di cose anticipata: non più fino ai 12 anni, insomma, ma se va bene fino ai 6 anni a cui obbliga la legge.
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