Regionali: Di Stefano pensa alla candidatura solitaria e nel centrodestra è il caos

Mentre il futuro del centrodestra regionale è ancora offuscato da una densa nube nera, Fabrizio Di Stefano sarebbe pronto a lanciare la sua candidatura a presidente della regione sostenuto dalle “civiche” di centrodestra – un microcosmo di sigle che si è riunito sotto il cartello: Civiche per l’Abruzzo. L’Abruzzo, come ormai si sa da tempo, nella spartizione delle cariche nel centrodestra – che non esiste più come coalizione nazionale per l’uscita temporanea dell’alleato Salvini, ma sopravvive sui territori – è toccato per la carica di governatore a Fratelli d’Italia. Dire che il partito della destra in Abruzzo si è fatto trovare impreparato, è dire poco. In questi mesi si sono susseguiti i nomi di diversi pretendenti allo scranno più alto di Palazzo Silone, nessuno però ha riscosso il favore di tutto il partito, che per quanto piccolo è comunque ben diviso. Così a Giorgia Meloni è stata presentata una lista di tre papabili candidati – Morra, Marsilio e Foschi – fra i quali avrebbe dovuto scegliere il “suo uomo”. La decisione però viene rinviata ormai da settimane e il più accreditato resta il senatore nonché tesoriere nazionale del partito Marco Marsilio, che però abruzzese lo è solo di nascita, perché vive e lavora a Roma da sempre e questo rende scettici in molti nella coalizione.

Un intoppo che non sembra sbloccarsi, anche se oggi ci sarà un vertice regionale nel partito dove si cercherà, non senza forzature, di arrivare ad una conclusione della vicenda che altrimenti potrebbe assumere dei contorni grotteschi. Sì perché da più parti si comincia a prospettare una Fd’Iexit – per citareun toponimo in voga – dove il candidato del centrodestra potrebbe non essere più di Fratelli d’Italia. Così parlavano la settimana scorsa i vertici di Forza Italia che pensavano addirittura ad un ritorno di Fabrizio Di Stefano, lo stesso che era stato silurato in grande stile dal deputato e coordinatore regionale degli azzurri Antonio Martino. Addirittura c’è chi parla di un possibile scambio sul tavolo nazionale fra Forza Italia e Fratelli d’Italia dell’Abruzzo con la Basilicata, forse fantapolitica, ma che in una certa misura rende la considerazione che nei palazzi romani hanno di questa sfida elettorale, a cui a questo punto importa a pochissimi.

In questo stallo quasi inestricabile Fabrizio Di Stefano sarebbe propenso a lanciare la sua candidatura, che però se non venisse appoggiata in seconda battuta da tutto il centrodestra avrebbe un solo risultato: quello di spaccare la coalizione ed indebolirla – e i precedenti più recenti parlano chiaro, come le regionali in Lazio. A guadagnarci sarebbe senza dubbio il Movimento 5 Stelle che ha già designato Sara Marcozzi come propria candidata e che spera che la calata nazionale nei consensi dei grillini non si verifichi anche in Abruzzo, dove potrebbero ottenere lo storico risultato di conquistare la prima regione “a cinque stelle”. Nel centrosinistra si aspetta con ansia la discesa in campo di Giovanni Legnini, che un giorno è data per imminente e il giorno dopo è smentita categoricamente. Quest’attesa non fa bene alla coalizione tutt’ora a capo della Regione, che già non parte favorita anzi, si prepara a ricevere una sonora batosta, sensazione che deve essere arrivata anche a Chieti, dalle parti dello studio dell’avvocato Legnini, che per questo ci sta pensando bene prima di andare ad intestarsi una sconfitta che potrebbe essere la pietra tombale della sua carriera politica. Tant’è che per Legnini, che ieri sul Messaggero ha smentito la sua imminente candidatura, l’unica possibilità per il centrosinistra è quella di aprire alla società civile e ad ampi pezzi della società abruzzese fino ad ora non rappresentata, insomma pare che Legnini sia disposto a metterci la faccia a patto che come lui lo facciano anche tante altre personalità abruzzesi.

Savino Monterisi

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