E chissà se in questi giorni avrà ripensato a quell’esilio, se il suo alto pensiero insomma abbia mai ceduto alle lusinghe del più comune degli adagi “si stava meglio quando si stava peggio”.
Chissà. All’Ovidio pensoso non resta che lo sguardo attonito ad un bimillenario, dalla sua partenza fino alla sua conclusione (in dirittura d’arrivo), giù di corda, sottovuoto, non proprio da celebration, un bimillenario a dirla fuori dai denti “stranito” dall’aura misteriosa e perplessa: dai macroeventi non pervenuti, alle cifre non impiegate per le tempistiche risicate, fino ad arrivare al drappo che si incaglia sulla testa del poeta in diretta con il Canada, con tanto di “eroe” 60enne che si arrampica e smuove il tessuto, rosso vivo, dal poeta intrappolato dal manto a rischio strozzo o decapitazione. Sei minuti interminabili a prova telefonino, immagine virale del Concezio, ex bidello neo-salvatore, e dell’Ovidio bronzeo quasi nero e non solo per il lucido restyling gentilmente offerto dal sindaco della cittadina canadese.
Si passa poi al danno e alla relativa beffa, con il veicolo che ieri avrebbe colpito il basamento della statua del poeta a pochi giorni dall’inaugurazione dei lavori. E chi glielo dice ora al sindaco del Canadà che quei soldi per il restyling li ha sborsati di tasca propria. Perché piazza XX settembre secondo l’egida decisione e mission dell’amministrazione Casini sarebbe inaccessibile ai parcheggi. Un fattaccio fantozziano che riaccende le polemiche, forse mai spente, dei sulmontini in perenne affaccio, tra la caccia all’autore della maldestra manovra ai possibili rimedi perché queste leggerezze non accadano di nuovo, e ci sarebbe anche chi avrebbe ventilato l’ipotesi di una protezione a mo’ di recinto per il poeta che forse, se avesse un giorno di autonomia, al meglio di “Una notte al Museo”, alzerebbe la tunica e si darebbe alla macchia per una sera, per pensare in pace e in altri lidi.
Qualcosa non va, sarà che i pianeti non erano allineati bene, Saturno contro, Venere in espansione, ma forse come direbbero i cugini campani, ricordati ieri alla presentazione del sigillo di Re Ladislao, tornato allo splendore, “questo bimillenario non è cosa..”
Due lunghissimi anni in cui le manifestazioni non hanno lasciato a bocca aperta dallo stupore, la critica cittadina lo lamenta da mesi, gli eventi si contano sulle dita di una mano, in questa città, in cui nulla o pressapoco ha fatto pensare al turista che stessimo festeggiando i duemila anni dalla morte di Ovidio, il poeta latino dalla millenaria grandezza.
Nonostante la legge, gli annunci, le speranze, le previsioni, ci troveremo a fare l’inevitabile conta dei non accaduti, così Spazio Ovidio, gli eventi di caratura e risonanza mondiale e la lista di quello che avremmo potuto fare.
E forse quel drappo incagliato non era un caso, ma una metafora di questa città, incastrata su se stessa, che non vede uscita da quel labirinto di stasi, ferma, costretta a guardarsi allo specchio e a vedere, nonostante quell’aria borghese e incipriata, la realtà di una cittadina bella come poche sì, ma spesso piccola piccola, in costante affanno anche per eventi di normale amministrazione.
Anna Spinosa
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