Il Parco Nazionale della Majella deve ratificare la delibera con cui, ben sei anni fa, individuava tramite un avviso pubblico una rosa di tre nomi (di sedici che si erano proposti) da sottoporre al ministero dell’Ambiente per la nomina di un direttore. È quanto stabilito dal Tar che ha dato ragione al ricorrente Massimo Pellegrini, che proprio in virtù di quella ratifica mai avvenuta aveva fatto ricorso al Tribunale amministrativo che ora condanna l’Ente parco anche al pagamento di 3.000 euro per spese di lite.
La vicenda nasce nel 2012 quando l’allora commissario Franco Iezzi, con una delibera indisse un avviso pubblico per l’individuazione di tre nomi per il ruolo da direttore. La pratica però non fu istruita nell’immediato perché mancava il Consiglio direttivo, che in quel momento non era ancora stato nominato. Nel 2014 arrivò l’istituzione del consiglio, ma non la ratifica dell’avviso pubblico, anzi il Parco optò per la nomina di Oremo Di Nino che solo a marzo scorso ha raggiunto i requisiti per essere direttore e che soprattutto non era stato nominato dal ministero.
Nel frattempo in consiglio non venne mai portata in discussione la ratifica della delibera, se non quando, dopo diversi solleciti di Pellegrini, venne inserita all’ordine del giorno in ben due consigli, nei quali però mancò il numero legale proprio nel momento della discussione del punto – mentre per gli altri punti il numero legale c’era. Il consiglio direttivo del Parco però si spinse oltre e il 29 aprile 2016 decise l’indizione di una nuova procedura concorsuale, appellandosi al fatto che nel frattempo molti pretendenti potevano non avere più interesse ad essere nominati direttore e che in parlamento era in discussione un disegno di legge che avrebbe cambiato le regole.
Così Pellegrini si appellò alla giustizia amministrativa che il 9 dicembre 2017 accolse la domanda concedendo la sospensiva. Il 10 ottobre scorso è arrivata la sentenza del Tar (pubblicata oggi) che ha dato ragione in toto al ricorrente in quanto le motivazioni del Parco della Maiella sono: infondate, pretestuose e fallaci. Il Tar ha quindi intimato all’Ente parco di ratificare la delibera e lo ha condannato al pagamento delle spese processuali.
La storia infine si chiude con un epilogo paradossale perché la ratifica che chiedeva Pellegrini è stata fatta, precisamente il 6 ottobre, ed è stata notificata al Tar il 9 ottobre, un giorno prima della sentenza. Insomma sei anni di diatribe per nulla e il pagamento delle spese processuali da parte del Parco per poi procedere alle richieste del ricorrente. Una bella beffa, che verrà pagata con i soldi dei cittadini.
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