Alla richiesta degli agenti di polizia di seguirli in caserma, si erano opposte una sferrando una gomitata e l’altra prendendo a morsi un agente. Una reazione a dir poco singolare quella avuta da due richiedenti asilo che erano ospiti di un centro di accoglienza a Sulmona, condannate ieri dal giudice del tribunale peligno a sette mesi l’una e sei mesi e dieci giorni l’altra, per i reati di resistenza e lesioni a pubblico ufficiale e per essersi rifiutate di fornire le proprie generalità.
Per Augustina Oweh e Blessing Ogbeide, giovani nigeriane fino a qualche tempo fa ospiti della Casa Santa dell’Annunziata, tuttavia, il pubblico ministero aveva chiesto, almeno per il reato di resistenza, l’assoluzione; perché, ha sostenuto l’accusa, la richiesta degli agenti di seguirli in caserma non era motivata da atti d’ufficio.
Le due migranti, infatti, erano state sorprese nell’ottobre di tre anni fa sul treno da Pescara a Sulmona senza biglietto, ma dopo la contestazione fattagli dal controllore avevano provveduto a pagare il dovuto. Quando alla stazione di Sulmona si erano viste fermare dalla polizia, quindi, si erano rifiutate di fornire i loro documenti e di seguire gli agenti in caserma. Secondo la difesa la ragazze non avevano capito quello che volevano i poliziotti a causa della lingua e la paura di essere rimpatriate, nonostante avessero provveduto a pagare il biglietto del treno, le aveva fatto avere quella reazione.
Un morso sull’avambraccio di uno degli agenti che era stato refertato con sette giorni di prognosi.
“non capivano la lingua” e sì ora andiamo in giro per il mondo e se la police o la polizei ci prende ci mettiamo a dispensare morsi e gomitate. Nei loro paesi se provi a fare una cosa del genere ti sei ripulito.