Va verso il cambiamento l’assetto territoriale del Parco Nazionale della Majella. Ieri il nuovo Piano, principale strumento di pianificazione del territorio (750 kmq e 39 comuni) ha ricevuto il via libera dal consiglio direttivo dell’Ente tra “Competenza giuridica, profonda conoscenza dei processi ecologici, visione territoriale e aderenza alle normative internazionali”, questi i “capisaldi” sottolineati dai consiglieri. Mancando un vero e proprio regolamento la “discrezionalità dirigenziale aveva prodotto una mole inconcepibile di ricorsi e di questioni giudiziarie, oltre che un magma informe di burocrazia che appesantiva il rapporto tra Ente e territorio”. E’ il presidente vicario Claudio D’Emilio a parlarne e a sollevare anche la questione dei cambiamenti avvenuti negli ultimi vent’anni: “I cambiamenti ecologici in corso, la presenza di specie faunistiche di pregio, come il lupo, il camoscio appenninico e l’orso marsicano, che nel frattempo hanno raggiunto consistenze e distribuzioni importanti, la presenza delle attività antropiche sui territori, le modalità di gestione agro-zootecniche, gli sport sostenibili, le nuove visioni gestionali nel frattempo maturate anche sulla scorta delle Direttive europee, dei progetti Life, dei piani di gestione dei Siti di interesse comunitario”.
“Un passo in avanti- dichiara il consigliere Licio Di Biase- verso l’attenuazione della rigidità gestionale del territorio che, nel passato, ha creato molto malessere e proteste nelle popolazioni. Infatti, col precedente Piano approvato nel 2009, dopo una prima stesura avvenuta nel 1998, si era determinata una inconcepibile rigidità repressiva che determinò un distacco sempre più polemico tra Parco e popolazioni. E poi il distacco verso i problemi della proliferazione incontrollata dei cinghiali – nulla a che fare con il Piano – ma che sta a testimoniare l’eccessivo distacco del parco dal territorio e la comparsa di tanti drammatici problemi che ora iniziano una nuova stagione di attenzioni”.
A sentire il consiglio direttivo, il nuovo Piano è in linea con quello di altri Parchi italiani ed europei con “spunti utili dall’evoluzione anche internazionale dei principi cardine dell’environmental law e dei suoi strumenti applicativi” si legge nella nota.
L’estate scorsa, tuttavia, la Stazione Ornitologica Abruzzese aveva sollevato delle pesanti accuse di cementificazione presenti sul nuovo Piano, tutte respinte dall’Ente. Sulla zonizzazione, è questo il tasto principale e dolente, il consiglio del Parco Majella scrive: “La zona A di riserva integrale aumenta di oltre 5.700 ettari (passando da 35.940,76 Ha a 41.664,27 Ha), mentre la zona D di promozione economica e sociale resta di fatto immutata se si considera che alcune porzioni di territorio (ora individuate con la ‘Zona D3 – Altre zone di piani urbanistici comunali’) ricomprendono aree già previste dai PRG comunali (come parchi pubblici attrezzati, verde pubblico di rispetto, verde pubblico attrezzato, parchi tecnologici e deputativi, parchi archeologici, zone di rispetto e salvaguardia ambientale, aree di risanamento idrogeologico, aree cimiteriali, parchi fluviali, ecc.) che non contribuiscono in alcun modo al processo di utilizzo edificatorio dei suoli, oltre che semplicemente ed esclusivamente per la dovuta effettuazione di alcuni adeguamenti cartografici al fine di ristabilire la necessaria e indispensabile coerenza fra Piano del Parco e strumenti locali. Un nuovo piano che, pertanto, oltre ad essere in linea con i principi generali di contenimento dell’uso del suolo, declina nella pianificazione di settore un procedimento di pensiero ed una nuova visione, che negli ultimi mesi ha visto impegnati uffici, tecnici e comunità del Parco, nel disegno di una nuova pianificazione, connessa ad una rinnovata elaborazione tecnico-giuridica, al passo con i tempi e con le norme della conservazione e, al tempo stesso, coerente con la storia del territorio”.
Mentre una conferenza a riguardo è stata convocata per il 12 ottobre (ore 10 a Pescara), il nuovo Piano prosegue il suo iter che sostanzialmente prevede l’invio al ministero dell’Ambiente per il suo parere ed il deposito per 40 giorni nelle sedi dei Comuni, sarà questo il periodo durante il quale dovranno essere presentate delel osservazioni alle quali l’Ente dovrà rispondere entro 30.
Simona Pace
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