Dopo l’assoluzione da parte della Corte di Cassazione, dei responsabili della discarica di Bussi, arriva la reazione della Cgil regionale che scrive: “La sentenza rischia di condannare all’abbandono e al degrado quella parte del territorio e tutta la comunità locale. Non solo non sono ancora accertate le responsabilità dopo anni che si trascina una vicenda di tale gravità, ma il fatto che i reati cadano in prescrizione lasciando il territorio al più totale abbandono e al profondo degrado non è ammissibile. Detta sentenza, tra l’altro, crea un precedente pericoloso per le diverse zone soggette a bonifica in tutta Italia: ciò che non deve accadere è che a seguito della prescrizione decada l’obbligo per l’inquinatore di finanziare la bonifica. Questo è un rischio da scongiurare su Bussi, dove chi ha inquinato, la Montedison, deve essere obbligata al pagamento della bonifica così come indicato dalle istituzioni pubbliche”.
Ora il rischio è che dopo l’assoluzione si fermino anche le bonifiche, necessarie per disinnescare la bomba ecologica che le discariche rappresentano. Scrive ancora la Cgil “Nell’esprimere tutta la nostra preoccupazione, riteniamo che la Regione Abruzzo debba attivarsi con la massima urgenza, coinvolgendo tutte le parti interessate, a partire dal Ministero dell’Ambiente, per definire modi e tempi certi per la realizzazione del progetto di bonifica e per restituire ad una comunità già fortemente segnata da questa vicenda un futuro”.
Sulla questione delle bonifiche interviene anche il Forum H2O che dichiara: “In relazione alla vicenda del processo di Bussi vorremmo chiarire che i procedimenti amministrativi in corso per le bonifiche delle varie aree dovranno andare avanti secondo quanto previsto dalle leggi in materia (D.lgs.152/2006 e varie norme europee) e che Edison rimane al centro della questione. Facciamo notare, ad esempio, che in assenza di processi penali a Piano d’Orta le bonifiche stanno andando avanti, come avviene normalmente nel resto d’Italia anche dove non si stanno svolgendo procedimenti giudiziari per il semplice fatto che esiste il percorso amministrativo che rimane comunque obbligatorio”.
S.M.
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