Daniela Maiorano è un’altra di quei giovani che dalla Valle Peligna, dall’Italia, è migrata altrove, oltreoceano, dall’altra parte dell’emisfero, a Byron Bay in Australia dove fa la capo chef. Un impiego che la soddisfa tantissimo, non fosse altro per il compenso economico più che dignitoso, diversamente da quanto succede in Italia nello stesso settore, e per la qualità di vita (la sua) migliorata tantissimo. Qui non si parla solamente di “sopravvivenza”, ma di un cambiamento rivoluzionario e totale il quale, tuttavia, non riesce a riempire quella mancanza che solo le proprie origini, il proprio Paese, paradossalmente riesce a colmare. Questa è la storia di una giovane donna la cui vita si è evoluta attraverso diverse ed impensabili fasi fino a raggiungere un equilibrio tra gioia e tristezza, una certa serenità. Probabilmente l’augurio da fare a tutti i superstiti di questa difficile situazione.
Da Sulmona all’Australia. Qual è stato il percorso che l’ha condotta dall’altra parte del mondo?
Il percorso che mi ha portato fino qui è lungo, non sono arrivata direttamente in Australia, ci sono stati diversi passaggi. Ho 34 anni e da quando ne ho 18 mi sono trasferita da Sulmona a Roma, come tanti altri ragazzi della Valle. Ho passato parecchi anni lì in cui ho studiato all’università, però essendo figlia d’arte, mio padre è Clemente Maiorano, abbiamo un ristorante da una vita, ho sempre lavorato in cucina fin da quando ero piccola. Ho seguito corsi di cucina per approfondire, mentre studiavo coltivavo sia le mie passioni sia il lavoro.
Ho passato diversi anni a Roma, più di 10, fino a quando la città ha iniziato a starmi stretta, l’Italia ha iniziato a starmi stretta perchè i turni in cucina sono estenuanti, fai 13 ore al giorno di lavoro, un giorno libero a settimana e ti pagano niente, quindi sei meno di niente. A Roma non riuscivo né a mettere da parte soldi né a vivere una vita decente perchè devi solo lavorare, non puoi avere una vita oltre il lavoro, almeno per quanto riguarda gli chef, sottopagati all’estremo.
Cosa non c’è in Italia, o più in generale in Europa, che lì invece non manca?
Ho sempre viaggiato tanto passando per la Spagna, l’Inghilterra fino a trasferirmi a Berlino dove vive mio fratello con la compagna originaria di Byron Bay.
Per gioco, tre anni fa, mi sono trasferita qui per un work in holiday, per vedere com’era la situazione e mi sono innamorata di questo posto. Appena arrivata ho trovato subito lavoro. Lavoravo quattro giorni a settimana, la paga era il triplo dell’Italia lavorando la metà, il giusto. Quindi si poteva avere una vita lavorativa, una vita privata e coltivare le proprie passioni. Sono stata quattro mesi per poi tornare a novembre scorso perchè anche l’Europa mi aveva stancata.
Appena ritornata in Australia mi hanno chiesto di fare da capo chef in un ristorante vegano, No Bones, un nuovo posto. La qualità della vita è altissima: è il tuo datore di lavoro che dice che devi avere più tempo libero per essere produttivo a lavoro, vengo pagata 30 dollari l’ora, il fine settimana 40 e non solo perchè sono capo chef. Hai questo senso di soddisfazione grande che proviene sia dal lavoro e sia dal tempo a disposizione per essere una persona migliore e produttiva. Il nostro è un mestiere in cui non smetti mai di apprendere perchè impari viaggiando, cosa che non potevo fare a Roma con soli 20 giorni di ferie l’anno.
Cosa l’ha spinta ad andare così lontano?
Volevo un futuro migliore, mettere da parte dei soldi.
Una volta arrivata che tipo di situazione si è trovata a vivere? Ha avuto difficoltà?
Mi sono trovata molto bene perchè Byron Bay è particolare, non è come il resto dell’Australia, non è come la grande città, è tipo Sulmona con l’oceano, le montagne, un luogo sacro per gli aborigeni, la gente ride per strada, ti chiede “come stai”, nessuna invidia perchè c’è questo equilibrio tra lavoro e non lavoro. Mi sono confrontata con varie culture: è pieno di italiani, ma anche di gente da tutto il mondo. Quindi ho iniziato a fare la vita da autraliana, a surfare ovviamente, l’oceano è meraviglioso.
Faccio la vita più bella in assoluto al mondo, in Italia non avrei mai potuto farla, lì è tutto un casino, paghi solo tasse, non funziona niente.
E la ricerca del lavoro?
E’ stata non semplice, di più. Qui cercano cuochi e noi italiani, riconosciuti come grandi lavoratori, siamo ricercatissimi. Gli australiani sono un po’ pigri con questa scusa che lavorano poco. Un posto qui l’ho trovato subito la prima volta, il primo giorno. Anche quando sono tornata a novembre che già conoscevo delle persone, mi hanno immediatamente chiamata per gestire vari posti.
Cosa significa per lei?
Oltre a fare il capo chef di questo ristorante sto studiando yoga per diventare insegnante. Qui oltre a lavorare mi posso permettere di frequentare un corso intensivo. In Italia investire soldi così non sarebbe mai stato possibile. Qui ho sentito subito casa, forse perchè sono nata in Abruzzo, immersa nella natura, e qui è meraviglioso. L’oceano è a due passi da casa.
Che tipo di cucina fa?
In No Bones abbiamo iniziato con piatti vegetariani. Per me che in passato mi sono avvicinata personalmente al vegetarianesimo era un sogno quello di cominciare a lavorare senza carne. Chi fa lo chef sa cosa c’è dietro a questo commercio. Dopo qualche mese siamo diventati vegani. Ho cominciato piano piano, ho preso in mano la cucina, ho rifatto il menù, ho rivoluzionato tutto.
In un mese, dacché non veniva nessuno, è diventato uno dei ristoranti più frequentati di Byron Bay, l’unico posto vegano con cibo di altissimo livello. Ovviamente c’ho messo le mie radici italiane, un grande cambiamento per me perchè vegano non è facile: c’è il rischio di fare piatti tutti dello stesso sapore. Al loro interno ci sono tutte le esperienze e ispirazioni che ho assorbito dai miei viaggi, una fusion che varia dall’italiano all’asiatico al sud americano. Amo le culture diverse, ho un palato vasto, mi piace sperimentare e sto continuando ad imparare.
Nella cucina è “figlia d’arte”: in che modo si avvicina e discosta da suo padre?
Mio padre è la mia grande ispirazione. Tutti i miei ricordi culinari sono legati a lui, alle sue mani, a come le muoveva, a come gestiva lo stress, la quantità di ore che passava nel ristorante. Il mio primo ricordo in cucina è con lui e con mia nonna. Da lui ho appreso le basi, a sopravvivere al lavoro vero in cucina, anche l’arte dell’arrangiarsi: fare cose buonissime con poco. Con l’arrivo di Masterchef tutti credono di essere chef, ma è uno dei lavori più duri che c’è. Come dice mio padre: “Sangue, sudore e sugo”. Un lavoro duro che ti porta a passare pochissimo tempo in famiglia. Essendo nata nel ristorante questo lavoro è nel mio dna, è la cosa che mi rimane più semplice da fare.
Ho lavorato in cucine essenziali e in quelle più sofisticate, dalle prime ho appreso a creare piatti meravigliosi con poco, nelle altre ho ampliato le mie conoscenze. Mi ritengo una chef abbastanza completa, posso cucinare tutto e in quello che faccio ci metto le esperienze dei miei viaggi.
Circa il dibattito: “Restare in Italia per cambiare o partire per realizzarsi” cosa pensa?
L’Italia non è un paese che ti offre molto. A me manca tantissimo, siamo un popolo meraviglioso, una cultura che fa invidia a tutti, qua se la sognano come anche in altri posti. Sento tantissimo le mie radici e non sono la classica persona che dice “no” all’Italia o che fa schifo, no. L’Italia è un posto bellissimo da nord a sud: i titpi di cucina, i paesaggi, le persone, cambiano e tutti sono meravigliosi.
Purtroppo si sente tanto lo stress della crisi economica e politica che c’è al momento, quindi la nostra energia vitale è molto bassa perchè stiamo al livello della sopravvivenza. Non stiamo vivendo, noi sopravviviamo e di conseguenza si sente molto. Chi è sensibile è costretto ad andare via, anche perchè si desidera uno stile di vita migliore. Io voglio tornare un giorno, tra le mie montagne, a Roma, voglio fare qualcosa di bello per il mio paese però adesso devo costruire le basi per farlo. Qui posso mettere da parte dei soldi, imparare ancora metodi di cucina, un’altra lingua, confrontarmi e poi prendere il mio bagaglio e metterlo a servizio del mio Paese.
Cosa consigliereste ai più o meno giovani?
Quello che consiglio è di non scappare, ma di viaggiare, esplorare il mondo, andare fuori dai confini per capire che siamo cittadini del mondo, tutti uguali, siamo tutti uno, i confini non esistono e poi perchè è importante confrontarsi con altri popoli, con altre cucine, l’anima cresce, ti evolvi e di conseguenza evolve il posto in cui sei. Se sei propositivo la gente lo sente.
Cosa si aspetta nel futuro?
La mia vita è stata molto difficile, ho un passato di droga molto forte. A Sulmona è un attimo e ci caschi subito. Io voglio insegnare qualcosa con la mia storia e cioè che tutti possiamo superare i nostri limiti e se vogliamo trasformare la nostra vita tutti siamo in grado di farlo. Il limite dei soldi non è un limite, non esiste un limite perchè quello che vogliamo lo raggiungiamo. Io che per anni ho attraversato un momento buio e triste, ad un certo punto ho cacciato fuori tutte le mie forze, ho incanalato tutti i miei pensieri su ciò che volevo veramente e cioè uscire fuori dalla droga e fare qualcosa di veramente grande e bello per me. Alla fine, piano piano, è stato un passaggio di anni, sono arrivata dove sono arrivata, quello che ho voluto l’ho raggiunto.
Noi essere umani siamo esseri speciali. Un altro consiglio per i giovani è di non arrendersi mai, focalizzarsi su quello che si vuole essere, su quello che si vuole raggiungere, puntare dritto. La vita è un equilibrio tra tristezza e gioia, non smetteremo mai di soffrire, il cambiamento arriva quando diventi consapevole che c’è questo alternarsi come tutto nella natura.
Il sogno della mia vita è scrivere il mio libro. Ognuno ha la sua missione, la mia è aiutare le persone nel mio modo speciale.
Simona Pace
…Daniè …immagina se fossero ancora qui NONNO ATTILIO e NONNA WANDA ……
Tutti i giovani di Sulmona dovrebbero leggere questa intervista
storia bellissima, complimenti.
Grande Daniela.. a tutta!!😘
sei forte Daniela
Auguri e complimenti Daniela!
Complimenti alla bella donna che sei diventata 😘
Grande Daniela ero sicuro che ce l’avresti fatta.Saluti da Roma.Chiama.