Una testimonianza dolorosa e lunga, un viaggio a ritroso di sette anni quando lei, presunta vittima, ne aveva appena nove. E’ stata una giornata difficile quella di ieri al tribunale di Sulmona dove in audizione protetta, assistita da una psicologa e ascoltata in una stanza attigua da giudici, pubblico ministero e avvocati, una sedicenne di Sulmona ha raccontato i due anni da incubo che avrebbe vissuto tra il 2011 e il 2013, quando approfittando dei rapporti di amicizia che intercorrevano con la famiglia della sua ex compagna, un cinquantaquattrenne, Antonio Colamarino, avrebbe commesso atti e corruzione sessuale (queste le accuse) nei confronti della minorenne.
La ragazza durante le quasi due ore di racconto avrebbe confermato ieri tutte le accuse fatte alla polizia nel 2013, a cui si rivolse la famiglia della bambina (assistita dall’avvocato Alessandro Tucci) dopo che la stessa si era decisa a raccontare ai genitori quelle attenzioni morbose dell’amico di famiglia, quell’uomo “che sembrava buono, ma che buono non è”.
Secondo il racconto della ragazza Colamarino l’avrebbe baciata più volte sulla bocca “a stampo”, tentando di annusare i suoi genitali e perseverando per quasi due anni nel tentativo di conquistarla: occhiate maliziose, barzellette spinte da farle “vedere realmente”, ma anche consigli dettagliati su come masturbarsi “pensando a lui” e telefonate oscene nelle quali egli stesso si sarebbe masturbato. In cambio del silenzio la “minaccia” a non raccontare nulla perché sarebbe finita la loro amicizia e ricariche telefoniche sul cellulare.
Avance che la bambina avrebbe rifiutato sistematicamente, scacciando quell’uomo così adulto da sembrare vecchio, con la consapevolezza di essere solo una bambina che quel segreto lo ha tenuto per sé per due anni per non far del male alla madre e all’amica di famiglia.
“Una vicenda delicata – spiega l’avvocato della difesa, Maria Angela Romice – della quale trarremo le conclusioni al termine del processo”. Termine fissato il prossimo 22 novembre, quando il collegio del tribunale di Sulmona dovrà emettere la sentenza su questa orribile, se vera, storia consumata ai danni di una bambina. Appena nove anni.
il cronista, usa bene il condizionale, , ma mette nome e cognome, gli auguri che il soggetto venga dichiarato colpevole
si tratta di un processo pubblico, il nome e il cognome dell’imputato erano leggibili anche sulla porta dell’aula del tribunale. Nessuno è colpevole fino a terzo grado di giudizio, ci mancherebbe.