Intorno alle 11:00 della giornata dell’altro ieri l’impiegata dello sportello di accettazione di Radiologia dell’ospedale di Sulmona, in preda a una crisi, ha chiuso i battenti lasciando a bocca asciutta gli utenti in fila e causando disservizi che si sono protratti per ore, durante le quali lo sportello è rimasto inattivo provocando ulteriori ritardi e complicazioni.
A causare la reazione dell’impiegata non è stata un’overdose di caffè mattutino, ma, a quanto pare, uno screzio con i superiori dovuto probabilmente ad un sovraccarico di lavoro: le ferie estive hanno alterato gli equilibri, a questo punto troppo fragili, del delicato “ecosistema” di Radiologia. Impiegati, tecnici e specialisti non riescono a far fronte alla mole di lavoro che, caldo o no, rimane la stessa e non si piega alla ciclicità delle stagioni. Piuttosto aumenta. Il codice è insomma rosso.
Urge una revisione della turnistica di Radiologia, e non solo: l’effetto domino purtroppo colpisce anche Medicina nucleare gravando su una situazione che, oltre a essere critica, è anche cronica. Da mesi, infatti, il reparto, che già apre una sola settimana al mese, sta sperimentando un deficit di personale tanto che lo scorso lunedì il servizio è rimasto scoperto. Un “lusso” che non ci si può assolutamente permettere dal momento che esiti e risposte di esami e scintigrafie possono essere di vitale importanza per i pazienti. È su questa situazione già precaria che va a gravare la richiesta di coperture turni da Radiologia costringendo il personale a un estenuante saliscendi tra i due reparti.
Critica la situazione anche sul versante delle prenotazioni ecocolordoppler. I tempi già biblici tra la prenotazione della visita e la stessa si stanno dilatando. Sempre in questi giorni, infatti, è emerso il caso di un paziente che aveva prenotato la visita ad ottobre 2017 per averla fissata ad agosto 2018. Dopo tanta attesa, però, la beffa: dopo dieci mesi il paziente si è visto contattare per essere informato che la visita sarebbe stata posticipata. A quando, però, non si sa. La responsabilità dei tempi di attesa molto lunghi sono da imputare, oltre che alla già citata carenza di personale, a problemi tecnici riguardanti il funzionamento dei macchinari. A conclusione di questo itinerario infinito c’è da aggiungere che lo sfortunato paziente non è stato ancora ricontattato per la nuova visita, nonostante, spiega il tribunale dei diritti del malato, la normativa preveda, in caso di slittamento della prestazione, la fissazione di un nuovo appuntamento entro settantadue ore. “Abbiamo aperto una segnalazione – spiega l’avvocato del tribunale per i diritti del malato, Catia Puglielli – ma tra ferie e carenza di personale, la situazione in questo reparto è diventata insostenibile, con un ritardo, sulle già lunghe liste di attesa, che attualmente è di oltre due mesi”.
Giada Corradetti
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