Nessuna modifica rilevante alla legge elettorale abruzzese, in quello che è stato uno degli ultimi – se non l’ultimo – appuntamento del quinquennio. Con un putsch di fine legislatura il Partito Democratico voleva imporre delle modifiche che lo avrebbero avvantaggiato, una su tutte lo sbarramento dell’8% per le liste fuori dalla coalizione, precedentemente posto al 4%. Forte la protesta dei partiti minori, per una modifica che avrebbe messo alcuni raggruppamenti minori nella condizione di allearsi per forza per non scomparire. L’emendamento presentato dal consigliere Mariani è saltato insieme al patto che avevano Partito Democratico e Forza Italia, dopo che la Lega haesplicitamente minacciato i forzisti, accusati di inciucio con il Pd.
Approvate invece altre importanti modifiche come la surroga dei consiglieri regionali che passano ad essere 35, in precedenza erano 31. Approvata anche quella che è stato ribattezzata come “Norma Legnini” che allunga da 7 giorni a 60 i termini entro cui sindaci e funzionari pubblici che volessero candidarsi alle elezioni, devono presentare le dimissioni. In questo modo in vicepresidente del Csm non avrebbe problemi con il suo mandato che termina a settembre. Rimossa infine la “norma anti sindaci” che impedisce ai sindaci dei Comuni sopra i 5mila abitanti, ai presidenti e agli assessori delle Province, di essere eletti alla carica di presidente della giunta e di consigliere regionale.
“La ferma opposizione di Forza Italia – scrive in una nota il partito degli azzurri – ha prodotto un primo significativo risultato: il centrosinistra ha ritirato ogni proposta di modifica alla legge elettorale regionale. Non sarebbe stato modificare le regole elettorali poche settimane prima del voto e la gran mole delle nostre argomentazioni e dei nostri emendamenti (oltre 300 sui 400 totali) ha fatto desistere il Pd”. Peccato che proprio Forza Italia non ricordi che nel 2004, quattro mesi prima delle elezioni regionali del 2005, fu essa stessa ad approvare la Legge regionale 51/04 che conteneva fra le altre cose la “norma anti sindaci” che impediva a Luciano D’Alfonso, allora sindaco di Pescara, di concorrere alla carica di presidente. Come a dire: i mezzucci della politica in fin dei conti sono sempre gli stessi dalla notte dei tempi.
“In Abruzzo nessuna modifica in extremis alla legge elettorale. La vittoria è del M5S che ha costretto, dopo giorni di ostruzionismo, la maggioranza a ritirare le modifiche alla legge elettorale”, è quanto affermano, a margine della commissione Statuto, i consiglieri regionali M5S Sara Marcozzi, Riccardo Mercante, Domenico Pettinari, Gianluca Ranieri e Pietro Smargiassi.
Intervengono anche Mazzocca e Sclocco per Articolo 1 che scrivono: “Dopo una lunga ed estenuante resistenza di tre giorni, prima in maggioranza e poi in commissione, la proposta di modifica della legge elettorale è stata ritirata. Sia chiaro a tutti che senza la contrarietà di Articolo 1 questa modifica sarebbe stata approvata. I principi della rappresentanza democratica nella nostra regione sono salvi”.
Insomma hanno vinto tutti, in pieno stile post elettorale, peccato che qui le elezioni non si siano ancora svolte, ma i partiti scaldano i motori nelle prove generali, in vista della scadenza vera, quella elettorale alle porte.
Savino Monterisi
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