I suoi diciotto anni, qualche giorno fa, li ha festeggiati a fatica, neanche il piacere di assaporare una fetta di torta. La mandibola, ricostruita con un delicato intervento di chirurgia maxillo-facciale, fa ancora molto male. Quella sigaretta fumata nei giardinetti del parcheggio di Santa Chiara il 21 settembre scorso gli è costata molto e ancor di più quella che aveva rifiutato di offrire ad un bullo che, per quel no, gli aveva sferrato due violenti pugni in pieno volto, lasciandolo a terra esanime e costringendolo ad una prognosi di cinquanta giorni.
Una assurda e crudele storia di bullismo che il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Sulmona, Giorgio Di Benedetto, non ha voluto “derubricare” a “ragazzata”.
Così Mirko Facchini, ventidue anni di Sulmona, personaggio noto alla polizia nonostante la giovane età, è stato condannato a due anni di reclusione per lesioni aggravate, oltre al pagamento delle spese processuali e al risarcimento del danno che si dovrà decidere in sede civile, dove l’avvocato del diciottenne, Giovanni Mastrogiovanni, ha presentato una prima e parziale stima di 30mila euro.
Una pena esemplare che è tre volte quella che la stessa accusa aveva chiesto: otto mesi tenendo conto del rito abbreviato. Un segnale ad un mondo di giovani-adolescenti che sempre e troppo più spesso ricorrono alla violenza, bruta e brutale, per dirimere litigi e discussioni.
Solo che questa volta oltre all’aggravante della brutalità, c’è anche quella del futile motivo: una sigaretta che la vittima si era rifiutato di offrire all’aggressore. Un nulla che ha scatenato una reazione selvaggia, condita anche dalle minacce a non parlare “altrimenti avrebbe finito l’opera”.
Tant’è che la vittima, al tempo minorenne, si era rivolta all’ospedale di Sulmona solo il giorno successivo, perché non riusciva a sopportare quel dolore. E lì aveva detto ai medici di essere caduto, impaurito da quella minaccia, dal dover rincontrare quel bullo ai giardinetti.
Poi le indagini della polizia, la denuncia e l’arresto di Facchini, ritenuto già allora dal giudice pericoloso e brutale. Ora la condanna, netta e senza sconti, sperando che serva di monito per i giovani dalle mani facili e di incoraggiamento a quelli che, spesso silenziosamente, ne subiscono gli atti di bullismo.
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