L’inchiesta che destabilizzò la giunta Chiodi e che portò all’immediata esclusione dall’esecutivo dell’allora assessore alla Cultura Luigi De Fanis, l’unico, oggi, ad essere condannato dal tribunale di Pescara nell’ambito dell’inchiesta “Il Vate”. Sei anni e dieci mesi di reclusione, per l’ex assessore, riconosciuto dai giudici di primo grado colpevole dei reati di di concussione, induzione e tentata induzione indebita a dare o promettere utilità, peculato, truffa e falsità materiale in atto pubblico, mentre è stato assolto dalle accuse di abuso d’ufficio e corruzione. Assolti dalle accuse anche i suoi coimputati: Ermanno Falone rappresentante legale dell’associazione Abruzzo Antico, la pettoranese Rosa Giammarco responsabile dell’Agenzia di promozione culturale (che aveva sede a Sulmona) e l’imprenditore Antonio Di Domenica.
Il pubblico ministero aveva chiesto la condanna di De Fanis ad otto anni, mentre per gli altri aveva chiesto pene minori: un anno per Falone, tre anni e nove mesi per la Giammarco e l’assoluzione per Di Domenica. Questi ultimi tre, però, sono stati completamente scagionati dai giudici, perché “il fatto non sussiste”.
L’inchiesta era relativa ad un giro di mazzette per l’accesso ai finanziamenti pubblici legati alla cultura, in particolare per la legge 43, la cui discrezionalità dell’assessore era molto ampia. Inchiesta scaturita dopo la denuncia di un operatore culturale, stanco di dover passare prima alla cassa per poter ottenere finanziamenti pubblici.
De Fanis era accusato anche di peculato, unico reato da lui ammesso nel corso del dibattimento, per aver tra le altre utilizzato la macchina della Regione per scopi molto privati e in particolare per averla messa a disposizione della sua segretaria Lucia Zingariello (quella del “contratto sentimentale”) della quale De Fanis si era perdutamente invaghito e che per questa vicenda aveva già patteggiato la pena di un anno e undici mesi di reclusione.
Commenta per primo! "Cultura e mazzette, condanna per De Fanis. Assolta la Giammarco"