C’è un attore in meno, ovvero non ce n’è più nessuno, perché la discarica abusiva di Santa Lucia venga bonificata. Uno dei più grandi scempi ambientali subiti da Sulmona e dalla Valle Peligna nell’ultimo ventennio resterà così non solo impunito, ma, con molta probabilità, anche irrisolto.
Il tribunale amministrativo regionale, infatti, ha concesso la sospensiva, in attesa della sentenza di merito che si discuterà a maggio prossimo, alla Tecnoigiene e per essa alla sua amministratrice Giuseppina Centofanti, chiamati, insieme alla società Ambiente, a indagare, caratterizzare, rimuovere i rifiuti, bonificare e ripristinare il sito, così come era prima di quella notte del lontano2002, quando una serie di camion provenienti dalla Campania scaricarono ai piedi del Morrone decine di tonnellate di rifiuti pericolosi e non, facendoli passare per materiale destinato alla combustione di una azienda agricola.
La Tecnoigiene e la Centofanti erano stati chiamati in causa da ultimo dal Comune di Sulmona e dalla Regione lo scorso marzo, perché provvedessero a bonificare l’area in quanto proprietari dei terreni su cui vennero sversati i rifiuti.
Un provvedimento a cui i convocati si sono opposti, rivendicando la non responsabilità della discarica che, nei fatti, venne permessa dalla società Ambiente, al tempo amministrata da Mimmo Malvestuto che era anche il presidente del Cogesa.
Una storia persasi, ad eccezione di qualche decreto di condanna irrisorio rispetto al danno prodotto, nelle carte della giustizia lenta che portò, per molti dei capi d’imputazione che vennero contestati, a decretare la prescrizione degli stessi.
Restava e resta il problema della bonifica che, dopo sedici anni, non è stata ancora fatta e che, in aggiunta, è costata finora alle casse pubbliche decine di migliaia di euro per la messa in sicurezza del sito con teloni durati dalla sera alla mattina.
Pressoché inutili saranno le rivalse che il Comune (che comunque sarebbe obbligato alla bonifica) tenterà di fare sulla società Ambiente, diventata nel frattempo una scatola vuota.
In altre parole quell’ammasso di rifiuti che lentamente è stato mangiato dal terreno, con ipotesi anche di inquinamento profondo, sarà, ma quando e con quali soldi non si sa, bonificato a spese della collettività.
E’ stato calcolato che l’operazione costerebbe oltre un milione di euro, soldi che inutilmente, finora, il Comune ha chiesto alla Regione di reperire dal cosiddetto fondo di rotazione.
La munnezza resta lì dov’è per il momento, lì dov’è quella notte venne scaricata grazie alla compiacenza di chi i rifiuti doveva gestirli a nome della collettività.
..fantasie per popolino credulone,chiacchiere dei cialtroni…la monnezza e’ arrivata tutta in una notte,una magia del male,come le tre scimmiette nessuno vede,sente,parla…ma cosa raccontano gli aventi ruolo,e’ piovuta dal cielo…per fortuna esiste ” shizaru ” la quarta scimmietta saggia, quella del: non compiere il male, si spera…oltre le pene,e’ il caso di qualche pedata bene assestata.