Un milione di risparmio sulle spese non obbligatorie, su quelle del personale e sui debiti prescritti: il consiglio regionale ha approvato oggi il rendiconto dell’ufficio di presidenza, fermandosi, si fa per dire, ad una spesa complessiva di 24 milioni e 351mila euro, di cui circa 5 milioni per pagare i vitalizi di ex consiglieri e assessori. Soddisfatto il presidente Giuseppe Di Pangrazio: “Voglio segnalare anche la virtuosità finanziaria del Consiglio regionale in tema di tempestività dei pagamenti: nel 2016 le strutture del Consiglio regionale, partendo dalla data di scadenza della fattura, riescono ad effettuare i pagamenti mediamente 15 giorni prima della scadenza stessa”.
Sulla destinazione del risparmio, però, si è aperta una polemica all’Emiciclo, con tanto di gaffe dei Cinquestelle costretti a correggere a distanza di poche ore un loro comunicato.
Secondo i grillini, nel primo comunicato, infatti, il rendiconto non era stato approvato e rispedito in commissione perché la maggioranza non si metteva d’accordo su dove dirottare i soldi. “Eppure è semplice – ha commentato Ranieri – in una Regione indebitata, i risparmi dovrebbero andare a coprire i debiti”.
“I Cinquestelle sono assenti pur essendo presenti – ha ribattuto Di Pangrazio – il rendiconto è stato approvato, quello rimandato in commissione è un dispositivo tecnico che nulla ha a che fare con il rendiconto. In quanto al milione risparmiato si è deciso di dirottarlo a chi ne ha più bisogno: 300mila euro per le aziende del cratere, 300mila per sostegno alle politiche sociali e la restante parte a coprire le somme vincolate per i dipendenti”.
“Pensiamo alla Regione come un Ente che elargisce una somma al consiglio regionale per le proprie spese, se al consiglio avanzano dei soldi, invece di impiegarli a propria discrezione, dovrebbe restituirli per permettere di coprire, o iniziare a farlo, gli innumerevoli debiti che pesano sulle casse della Regione Abruzzo – insiste Ranieri -. Perché in Regione Abruzzo, a causa della mala gestione degli ultimi governi, non può avanzare un centesimo”.
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