A distanza di quasi un anno e con un bando emanato dal Ministero dell’Ambiente in scadenza il 16 luglio, il Parco Nazionale della Majella si appresta a presentare due progetti di ricostituzione forestale delle aree percorse dal fuoco, come anticipato mesi fa da Il Germe. Che i tempi si stanno stringendo lo dimostrano anche le delibere approvate in tutta fretta dai Comuni di Sulmona, Pratola e Pacentro, quelli interessati dalle fiamme dell’estate scorsa. Le richieste del Parco, infatti, sono state presentate a fine giugno ed integrate con progetto esecutivo ad inizio luglio. Con esattezza gli interventi da effettuare riguardano ““Interventi di ricostituzione dei boschi del Morrone Peligno incendiati nell’estate 2017 e miglioramento della prevenzione degli incendi boschivi del Parco Nazionale della Maiella”. Le delibere approvate, in sintesi, consentono all’Ente Parco la disponibilità temporanea di alcune particelle di proprietà comunale, lì dove, insomma, dovranno svilupparsi gli interventi qualora il progetto venisse approvato.
In ballo ci sono in tutto 5milioni di euro e l’area peligna si candida ad intercettarne circa 500mila; mentre altri 200mila, già in cassa, potrebbero servire di supporto al secondo progetto. Tra gli obiettivi del bando ministeriale c’è l’incremento “dei sistemi forestali naturali e semi-naturali mediante il recupero e ripristino strutturale e funzionale degli ecosistemi e della funzionalità dei loro servizi tramite azioni coerenti con la tutela e la conservazione della biodiversità (flora, fauna, vegetazione e paesaggio naturale e rurale) nelle aree protette percorse dal fuoco da finanziare con risorse destinate alle misure di adattamento agli impatti ai cambiamenti climatici al fine di realizzare interventi di protezione del suolo, di riduzione dei rischi idrogeologici, di assorbimento di CO2 nonché del mantenimento della biodiversità”.
In linea di massima questa lunga “spiegazione” è stata in un certo senso anticipata da una relazione della Società Italiana di Restauro Forestale (Sirf) che già a novembre aveva fatto una stima dei danni e delle possibili soluzioni su come intervenire sul patrimonio naturalistico. C’è da ricordare come tanti interventi siano, nei fatti, vietati dalla legge italiana per evitare effetti lucrativi causati dagli incendi dolosi, salvo deroghe da parte del ministero come in questo caso. Secondo la relazione Sirf sono 387 gli ettari interessati da un livello di severità alto o medio. E’ qui che si dovrebbe intervenire nel restauro del bosco bruciato anche attraverso operazioni di taglio ma specificando che il materiale legnoso dovrà essere utilizzato “in gran parte” per opere di ingegneria naturalistica tali da evitare l’erosione superficiale del terreno. Linee generali che, a progetto presentato (massimo entro lunedì), potrebbero essere chiarite dall’Ente stesso. D’altronde per chi si chiede che fine abbia fatto la preoccupazione per quanto accaduto questo potrebbe rappresentare un passo avanti, fermo restando l’entità dei progetti.
Simona Pace
Sì ma intanto la Procura ha archiviato l’indagine?