Mo’ vid!
Durante le vacanze scolastiche, è prassi che nei vicoli la quiete notturna sia interrotta da risate e schiamazzi, pertanto non mi sono preoccupata quando domenica scorsa, verso le 23:30, mentre cercavo di auto persuadermi a lavare i piatti, ho sentito un gran trambusto provenire dall’esterno di casa.
Le stradine del centro storico, circondate come sono da palazzoni di pietra, fanno da cassa di risonanza a ogni cosa che accade: un’esclamazione, un mormorio o uno starnuto vengono amplificati e trasformati magicamente in rumore molesto.
Nelle sere silenziose, persino il battito d’ali di una farfalla rischia di disturbare la pubblica quiete, anche se è più facile che nei nostri vicoli il battito d’ali sia di una mosca che pasteggia su una deiezione canina.
Domenica sera, nel trambusto suddetto costituito da schiamazzi, gridolini e scalpiccii, all’improvviso è avvenuto lo scherzone, la burla ingegnosa, la bizzarria goliardica. Il citofono ha suonato:
-Chi è?
(rumore di piedi che fuggono)
È stato come fare un salto indietro nel tempo. Dall’epoca del moderno “ C’è il Wi-Fi?” a quella del vecchio “Ciao, che fai?”
Dopo pochi minuti, mi è parso di sentire di nuovo un brusio, mi sono affacciata dal balcone e ho urlato “Ah-ah!”, facendo scappare i bontemponi, che questa volta non hanno fatto in tempo a citofonare.
Alle 24:00 ho avuto l’impressione che un fruscio, simile al battito d’ali di una farfalla oppure di una mosca, provenisse dall’esterno. Sono uscita sul balcone di soppiatto, appena in tempo per vedere un ragazzo con il dito a dieci centimetri dal pulsante del nostro citofono.
Ho urlato: -Ti ho beccato!
e lui è fuggito.
A questo punto, però, si è sporto anche mio figlio, gridando ben altro e prendendosela pure con me, perché secondo lui avrei dovuto sgridare quei “maleducati” (non ha usato esattamente questa definizione), invece di giocarci a nascondino.
Sarà che al mattino la mia sveglia non suona mai prima delle 7:30, ma a me ha fatto allegria questo gioco.
Perché di gioco si è trattato.
Un gioco antico, che tutti almeno una volta abbiamo fatto nella vita e che non ha bisogno di parolacce per essere interrotto.
Potrei attrezzarmi con qualche scherzo alla “Denny combinaguai” per tenere in vita il torneo 2018 di “Suona e scappa in the city by night”.
Stavo pensando a una piccola scossa, a qualcosa di viscido da attaccare al pulsante o a un meccanismo che rovesci sulle simpatiche teste un secchio d‘acqua.
L’estate langue, il sole non scalda, la pioggia insiste e la frutta non matura: dobbiamo pur far passare il tempo -noi e loro- in attesa che arrivi l’autunno e riaprano le scuole.
Finché suonano e scappano va tutto bene. Il problema ci sarà quando suoneranno senza fuggire e mi toccherà fare la parte de:
-A chi sci lu fije tu?
gRaffa
Raffaella Di Girolamo
Se rovesci un secchio d’acqua e gli fulmini l’iphone da 13.000 euro va a finire che ti tocca pagare i danni, meglio di no…