“Prima di tutto vennero a prendere gli zingari, e fui contento, perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei, e stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti, e io non dissi niente, perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me, e non c’era rimasto nessuno a protestare”.
Il sermone del pastore Martin Niemöller, erroneamente attribuito dalla maggior parte delle persone a Bertold Brecht è sempre utile per ricordarci come il clima d’odio produce sempre una spirale in grado di travolgere ogni cosa. Così si comincia dai più deboli e man mano si risale la scala sociale, si passa senza troppa fretta dai migranti e i rom, agli omosessuali e se non si pone un freno a tutto questo si arriva presto anche alle donne emancipate.
Gli haters, cioè quelli che su Internet si lasciano andare ai commenti più beceri sono una buona spia per sapere cosa bolle nella pancia del paese e questi, sono soliti attaccare tutto ciò che è deviante dal loro quotidiano. Oggi l’haters ha legittimità per diverse ragioni, primo perché sui social media come Facebook, tutte le opinioni hanno lo stesso valore, secondo perché alcuni dei loro istinti animaleschi poi effettivamente alcuni politici si divertono a riprodurli in televisione, perché da Trump in poi è così che si fa.
Ovviamente nessuno è indenne dalla spirale d’odio che tutto inghiotte e quando la discriminazione dell’ultimo è sublimata, si passa col penultimo e così via. Così dopo i profughi, gli zingari, i gay, si arriva con molta disinvoltura ai meridionali. Come chi decide di affittare la casa soltanto a ragazze del Triveneto e della Lombardia – il vecchio Regno Lombardo-Veneto fortemente voluto da Metternich nel 1814 – escludendo così i possibili affittuari del resto del paese. Del resto c’è sempre qualcuno che è più nero di te, o qualcuno che è nato più a Sud di te sul quale scaricare ansie, frustrazioni, colpe e paure.
Chissà cosa passava in testa all’affittuario trentino che ha negato la stanza a Marta , studentessa pescarese al terzo anno di Giurisprudenza a Trento, quando appunto premettendo che non c’era niente di personale nei suoi confronti, le ha detto che la casa non gliel’avrebbe affittata perché era nata troppo a Sud per i suoi gusti.
Ecco che con un attimo la discriminazione è compiuta, non è razzismo su base etnica ma su base geografica, nulla di nuovo per un paese che vede al potere un partito che ha fatto della retorica contro “Roma ladrona” e contro il mito dei “meridionali nullafacenti” i propri cavalli di battaglia per oltre vent’anni. Ora siamo diventati tutti italiani per quel partito certo, perché appunto c’è qualcuno più nero di siciliani, calabresi, campani e pugliesi da discriminare, ma l’odio non è un suppellettile che ad un certo punto togli dal mobile, l’odio è un seme resistente, che una volta gettato è difficile da estirpare.
Savino Monterisi
Peccato nessuna parola spesa per la povera universitaria, appartenente suo malgrado ad una minoranza etnica del popolo italiano.
Nemmeno da chi pochi giorni fa si è erto a paladino delle minoranze etniche….