Dall’etnoantropologia alla meditazione, il progetto “rivoluzionario” di Jasmine

Dopo il black out c’è il risveglio e il “sistema capitalistico fallito”, oggi più di ieri, mostra l’altra faccia dell’uomo contemporaneo che “soffre di un malessere inspiegabile, senza un perchè reale” perchè la società impone “di ottenere per valere, a discapito di se stessi”, ingabbia in schemi prodotti culturalmente, e chi si interfeccia con sé e con gli altri in modo consapevole non può fare a meno di percepirlo. Il pensiero è quello di Jasmine Di Benedetto, giovane etnoantropologa sulmonese, che del suo malessere ne ha fatto un punto di forza mettendo in piedi eventi ed appuntamenti che promuovono il “ritorno” alla propria essenza declinando, nel suo progetto, pensieri e filosofie appresi durante gli studi in atti pratici con la collaborazione di diverse figure. Parte da questo principio, ad esempio, la serie di appuntamenti al parco fluviale Daolio di Sulmona e quelli con la cooperativa, dedita al turismo esperienziale, Il Bosso. Nell’uno e nell’altro caso la natura diventa scenario perfetto e imprescindibile di un ri-conettersi a qualcosa di più grande che nel tempo si è perso, la Terra, sfiorando tematiche che tanto c’entrano con l’antropologia, la filosofia, l’osservazione di un sistema che, attraverso l’impalcatura del cosiddetto “clima del terrore”, abitua alla paura,  all’odio, all’avversità nei confronti dell’altro, il diverso (“diverso poi perchè”), alla competizione tra culture dove una è più dell’altra (“e chi lo stabilisce?”). “L’uomo occidentale si è evoluto a livello tecnologico, ma si è involuto a livello spirituale” spiega Jasmine, dove per spirituale s’intende non necessariamente un legame con le religioni.

E poi nel momento dell’emergenza tutto torna ad avere un senso, le persone si riconnettono anche se solo per brevi periodi, come è accaduto durante il terremoto dell’Aquila, come è accaduto durante gli incendi dell’estate scorsa. Qualcosa si risveglia e non si capisce neanche bene cosa sia, ma ci si sente diversi e nel notare questo ha preso forza l’idea di Jasmine, impegnata dall’inizio di giugno in una serie di iniziative meditative che tra le altre cose mirano a sgretolare le “costruzioni” dalle quali si è circondati, per tornare alla condivisione perchè la realtà potrebbe essere una e semplice: “Soffriamo per la mancanza di connessione con gli altri” spiega, quella che poi si ritrova in particolari situazioni.

Così, mentre i momenti meditativi al parco fluviale sono partiti ad inizio mese, il prossimo sabato 23 giugno, a Bussi sul Tirino, si svolgerà il primo appuntamento “Meditazione in movimento al tramonto lungo il Tirino” (ore 15.00) durante il quale alla passeggiata, finacheggiando il fiume dalle limpide acque, si accosta la pratica meditativa ed una cena  “che non è solo un atto conviviale, ma diventa momento di condivisione dell’esperienza, nel confronto l’altro non è più diverso”. L’idea è, dunque, quella di innescare relazioni, collaborazioni come è accaduto nel caso del parco fluviale quando al primo incontro condotto insieme ad Annapaola Cesarini (meditazione e master Reiki) si è aggiunto anche Massimiliano Del Monaco (insegnante di Tai Chi) e insieme il 30 giugno (ore 16.45), sempre al Daolio, così come accade da tempo nei parchi di tante città europee, si incontreranno per mettere al servizio di cittadini e curiosi le proprie conoscenze e pratiche verso una nuova consapevolezza, appunto, perchè qualcosa da cambiare ancora c’è. “La responsabilità è dentro di noi, non è colpa dell’altro- aggiunge Jasmine-. La rivoluzione che può funzionare oggi parte da noi stessi e se in tanti pensano che sia una moda, allora sarà una moda infinita. E se sarà infinita allora sarà globale”.

Simona Pace

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