Una “Gerusalemme” bella e colorata, privata dalle lotte e libera. E’ quella che il pittore Armando Sulprizio dipinse anni or sono donata prima alla Provincia, in bella mostra presso la sede di Sulmona, e poi fatta togliere così, da un momento all’altro nel profondo dispiacere del noto pittore sulmonese, poco prima che morisse nel 2013. Ora la sorella, Ferminia, torna a battere su quel quadro emblema della diversità come ricchezza, all’indomani dei riprovevoli fatti razzisti avvenuti in città dove un sulmonese ha aggredito un gambiano in un discutibile blitz all’interno del centro di accoglienza in pieno centro.
Frasi discutibili, di un razzismo becero ed ignorante che vogliono essere spazzate via dall’umanità di chi, invece, ha sempre lavorato per l’uguaglianza tra gli esseri viventi e l’accoglienza, e che nell’umanità ha provato a tendere una mano nei confronti del diverso e del bisognoso. Che poi a dire la verità non è solo la diversità di un’altra nazionalità a far parlare perchè su questo Ferminia vuole puntare lì dove bandite dalla società sono tutte le diversità anche quella che poteva contenere in sé un’anima d’arte come quella del fratello Armando. Come quella “Gerusalemme” non accettata e fatta spiccare dalle pareti di una istituzione.
Il quadro è stato poi donato all’associazione Mezzaluna Rossa di Roma perchè forte era il desiderio di una “Gerusalemme liberata” dai rancori e dalle, se ci si pensa, inutili rivalse. La convivenza pacifica tra i popoli resta un sogno, ognuno ancorato alla sua idea di appartenenza difficile da cedere. Ma Armando ci credeva e quindi Ferminia quel quadro vuole farlo arrivare nel posto giusto, la Palestina. Chiede una mano Ferminia per trovare la rotta giusta di un viaggio che il fratello aveva auspicato probabilmente, verso quella terra che ora di colorato e di bello forse ne ha un vitale bisogno.
Simona Pace
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