Non gli è bastato fare lo “sceriffo”, piombare in una casa privata, minacciare con una pistola scacciacani e con i coltelli un gruppo di immigrati, inveire e offenderli prospettando di mettere fuoco al centro di accoglienza: uno dei due aggressori che martedì scorso hanno fatto irruzione nella struttura di corso Ovidio ha continuato anche nelle ultime ore a manifestare tutto il suo odio razziale. Rivendicando con orgoglio la sua azione e commentando alcuni articoli di stampa, dando delle “merde puzzolenti”, dello “scimmioni”, ai richiedenti asilo ospitati dalla Casa Santa. Dietro di lui l’odio razziale e xenofobo della Rete, che inneggia al “rogo”, “all’ammazzateli tutti”. Una deriva pericolosa e preoccupante, indegna di una società civile.
Per questo il sostituto procuratore della Repubblica Stefano Iafolla ha ordinato oggi l’acquisizione della produzione web del soggetto in questione, già indagato, insieme al senza tetto che lo ha accompagnato nel blitz, di lesioni aggravate e violenza privata. Al capo d’imputazione, insomma, si potrebbe aggiungere presto anche l’aggravante della finalità di discriminazione o odio etnico. Razzismo, insomma, che è poi a quanto sembra il vero motivo di quel folle raid eseguito martedì scorso.
Il “giustiziere della notte” avrebbe giustificato la sua azione come ritorsione per una partita di droga non buona che non si sa bene chi avrebbe venduto ad una presunta minorenne. Ma di riscontri concreti alle sue tesi non ce ne sono. Neanche uno.
Il quadro degli inquirenti potrà essere più chiaro però nelle prossime ore, quando cioè, oltre ai post di Facebook, saranno acquisite anche tutte le testimonianze dei presenti. Comprese quelle degli italiani intervenuti dopo e che potranno specificare meglio la portata delle parole, oltre che delle azioni e dell’atteggiamento avuto dai due “giustizieri”. Il fatto che i ventisette richiedenti asilo non parlino bene o per nulla l’italiano, infatti, non ha permesso finora di cristallizzare il reato, anche se dal video registrato subito dopo gli eventi (guarda video – aggressione al centro di accoglienza – nella sezione “de visu”) si comprende bene la minaccia di morte che uno di loro fa agli ospiti della Casa Santa. Minaccia che avrebbe ripetuto anche davanti alla direttrice del centro.
In tutto questo stupisce quasi quanto l’atto di violenza, il silenzio assordante e imbarazzante della politica e delle istituzioni: non una presa di distanza, non una condanna, non una sola voce per chiedere, almeno, di chiarire i fatti.
Commenta per primo! "Blitz al centro di accoglienza: aggravante razzista, la procura dispone l’acquisizione dei post di Facebook"