Metti una passeggiata in bici, un giro di chi è allenato a strade e panorami di questa Valle, una pausa per staccare dal lavoro, questione di relax, attività e bel vedere. E poi basta una manciata di metri, per passare dall’eterna bellezza alla mortale “munnezza”, inciviltà.
Lungo la strada sterrata che porta ad un sentiero verso l’eremo del Morrone, lo spettacolo è di quelli che non vorresti vedere, soprattutto in luogo così. Un sentiero in cui appare dirompente il gran rifiuto e questa volta non quello elevato e pensato di Celestino V, ma quello basso, fisico, tangibile. La scena che si è presentata agli occhi di Gianluca e che ha arrestato la sua corsa, è quella che in altri angoli della città e del comprensorio si ripete da tempo, nonostante la differenziata partita da gennaio, i luoghi del conferimento, l’isola ecologica a pochi minuti da lì e l’invito ad una coscienza ambientale. La storia quella già vista, quella del “butta facile”, magari in notturna, che poi tra le piante nessuno se ne accorge.
Qui l’assortimento è ricco, all’appello stracci vecchi e indumenti, (che ricordiamo, seppure non dell’ultima moda se in buone condizioni possono essere utili e posti negli appositi contenitori), scarpe spaiate, cornicette, quadretti, recipienti buste, plastica e cartoni. Tutto sotto gli occhi impietosi di Pietro, di una via alla volta della montagna sacra, nascosti non troppo bene, perché Gianluca li ha scorti facilmente quei rifiuti.
Storie di ordinaria inciviltà, per occhi e orecchie stanche di vedere e ascoltare, ma la denuncia di un abbandono incondizionato e barbaro sempre e tutto umano, non poteva di certo passare inosservata.
Anna Spinosa
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