Chi pensava, come il sindaco di Sulmona Annamaria Casini, che la questione della salvaguardia del tribunale non possa trovare soluzioni politiche, evidentemente si sbagliava. Perché nel contratto tra Movimento 5 Stelle e Lega, che dovrà guidare la formazione dell’eventuale prossimo governo, un passaggio chiaro e netto riguarda proprio la riforma della geografia giudiziaria. Non si tratta di un punto evidenziato in giallo (ulteriore vaglio contrattuale), né in rosso (che necessita di un vaglio politico primario), ma di un punto “in chiaro”, cioè che trova l’accordo tra i due firmatari del “contratto per il governo del cambiamento”.
E, almeno in questo, il cambiamento rispetto alla legge Severino è palese. Lo si legge a pagina 13 del contratto stesso: “Occorre una rivisitazione della geografia giudiziaria – modificando la riforma del 2012 che ha accentrato sedi e funzioni – con l’obiettivo di riportare tribunali, procure ed uffici del giudice di pace vicino ai cittadini e alle imprese”. Riaprire dunque le sedi chiuse, figurarsi quelle che dovevano essere chiuse e che, come le quattro abruzzesi, sono rimaste aperte grazie alle proroghe fino al 2020.
Non solo: c’è un altro punto a favore della salvaguardia in particolare del tribunale di Sulmona, lì dove cioè, subito dopo, si specifica che “imprescindibile è l’implementazione e la semplificazione del processo telematico ed informatizzazione degli uffici giudiziari” per il quale Sulmona, che già si è piazzato quinto al livello italiano (il primo nel Centro Italia), può contare sul finanziamento regionale di 400mila euro vinto nel bando di gara con il progetto Capograssi.
L’argomento è stato al centro dell’assemblea che si è tenuta l’altro giorno tra gli avvocati del foro sulmonese ed è evidente che, se il governo giallo-verde dovesse andare in porto, anche la commissione regionale dovrà tenere conto nelle conclusioni attese per la fine del mese del nuovo indirizzo dato a livello centrale.
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