Sono nove le richieste di rinvio a giudizio che il sostituto procuratore della Repubblica Stefano Iafolla ha avanzato al giudice per le udienze preliminari del tribunale di Sulmona in merito alla vicenda dei cosiddetti furbetti del cartellino. Dipendenti pubblici che uscivano, dedicandosi alle faccende personali, pur risultando in servizio. Una vicenda giudiziaria che ha visto nel settembre del 2016 finire sotto inchiesta quarantotto tra dipendenti del Comune di Sulmona e addetti delle cooperative di servizio.
Per ventiquattro di loro nel maggio dello scorso anno era arrivato l’avviso di garanzia, al quale gli indagati hanno risposto con memorie dettagliate, contestando o giustificando, per chi è stato in grado, tutti gli addebiti, le assenze presunte e quelle dovute a motivi di servizio. Un lavoro mastodontico, insomma, quello che ha dovuto fare la procura di Sulmona che ora, dopo un anno da quegli avvisi, ha ritenuto di dover stralciare la posizione di quindici persone chiedendone l’archiviazione, che si aggiungono ai ventiquattro le cui posizioni non erano state ritenute penalmente rilevanti già in fase di indagini preliminari.
In particolare la procura ha chiesto che vengano processati Marino Cagnone, Marco Chiavari, Giovanni Del Signore, Roberto Fonte, Luminita Iosub, Stefano Pezzella, Venanzio Piccoli, Mirella Santilli e Felicia Vanacore, ora imputati, a vario titolo, di falsa attestazione e truffa. Sarà il gup, quindi, a dover decidere se gli imputati dalla procura dovranno andare a giudizio o ancora, in caso di riti alternativi (il patteggiamento o il rito abbreviato) stabilire quali debbano essere per loro le eventuali condanne penali.
Insieme, ma non necessariamente collegato, al procedimento penale, c’è poi quello civile-erariale su cui la Corte dei Conti si appresta a celebrare la prima vera udienza, dopo le contestazioni mosse a diciotto dipendenti (non tutti indagati, né imputati in sede penale) per un totale di 300mila euro di risarcimento, il prossimo 19 giugno.
Altro discorso a parte, invece, è il filone disciplinare che dopo l’uscita di Sylvia Kranz (l’esperta nominata dal Comune, ma poi mandata a casa senza produrre provvedimenti), sarà affidata ad una commissione interna presieduta dalla dirigente Katia Panella. Su quest’ultimo filone, in particolare, si attendono gli esiti di eventuali provvedimenti, perché è evidente che questo potrebbe influire sulla riorganizzazione della macchina amministrativa, anche se ad oggi, dopo le dimissioni dell’assessore Cristian La Civita, appare alquanto lontana da trovare una soluzione.
L’indagine fu condotta dalla guardia di finanza tra febbraio e agosto del 2016, quando a palazzo San Francesco vennero piazzate telecamere per registrare chi timbrava e chi no, chi si dedicava alle proprie attività personali pur risultando a lavoro e chi ancora timbrava al posto dei colleghi. Quasi una prassi al Comune di Sulmona, anche se le posizioni tra le diverse persone coinvolte risultano differenti per gravità e ore “rubate”: da chi si vede contestata l’assenza di poche ore complessivamente e chi, invece, come l’usciere del Palazzo, che risultava assente quasi tutti i giorni per sei ore su otto di presunto lavoro.
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