Il consiglio regionale è convocato per domani, ma chissà se davvero si riunirà o se faranno mancare il numero legale. Nella Regione dove la legalità è diventata ad interpretazione variabile e dove il presidente della giunta continua a rimanere in sella, nonostante la sua elezione a senatore e l’evidente incompatibilità delle due cariche.
Così dopo diversi tentativi politici, la raccolta di firme fatta dal centrodestra, sono i 5 Stelle, oggi, a chiedere che intervenga la legge. Con un ricorso al tribunale ordinario dell’Aquila, infatti, i cinque consiglieri pentastellati chiedono che “questa pantomima del presidente senatore finisca e si permetta agli abruzzesi di tornare al voto per decidere del proprio futuro”.
D’altronde con due soli consigli convocati negli ultimi cinque mesi, di cui uno solo celebrato per impegni del presidente, appunto, l’attività politico-amministrativa della Regione è di fatto ferma. Con solo le nomine, quelle si, che vengono fatte dal presidente D’Alfonso.
“La legge è chiara, come è chiaro il parere degli uffici legislativi del consiglio regionale che, a seguito della nostra richiesta di chiarimenti, hanno ribadito la totale indipendenza del procedimento di decadenza previsto dal regolamento del consiglio regionale, rispetto a quello sancito nel regolamento del Senato – spiegano i 5 Stelle -. Normative e pareri tecnici che contrastano nettamente con l’atteggiamento dell’incompatibile presidente senatore che si ostina nella sua posizione, anche a costo di umiliare l’Abruzzo, ormai bersaglio di satira e gossip politico, davanti ad un’intera nazione”.
Secondo i firmatari del ricorso l’azione giudiziaria avrà o dovrebbe avere effetti immediati, e non tanto perché essendo un ricorso in materia elettorale la fissazione dell’udienza dovrà essere rapida (trenta-sessanta giorni), quanto perché in base ad un pronunciamento della Corte Costituzionale la sola notifica del ricorso costringerà il presidente a decidere “in tempi congrui” (comunque prima della prima udienza) quale poltrona scegliere, perché sarà poi impedito a D’Alfonso l’eventualità di scegliere di permanere in consiglio regionale.
“L’Abruzzo ha bisogno di un governo forte, con pieni poteri e che lavori a tempo pieno – concludono i cinque consiglieri – per rimediare ai fallimenti della politica degli ultimi dieci anni”.
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