Oggi è domenica ma non si gioca. Non i ragazzi dell’Ovidiana almeno, che hanno visto sfumare i play off del campionato di Seconda Categoria a due gare dal termine, dopo che da neopromossi hanno condotto una stagione sin dall’inizio fieramente fra i primi cinque. Pensate però che questo possa fermarli? Vi sbagliate!
Il progetto Ovidiana nasce nel 2014 per volontà degli ultras del Sulmona Calcio che dopo l’ennesimo fallimento societario decidono di mettersi in proprio. Per anni sgomitano fra campi di patate, arene di wrestling e paesi sperduti nella provincia aquilana profonda. La Terza categoria nel calcio è pressappoco questa roba qui, riassumibile in: sudare tanto, guadagnarci nulla.
“E poco male – pensano gli ultras – a noi che della partita ce n’è sempre importato ben poco. Noi che siamo andati allo stadio sempre per cantare, ad onorare la maglia, i nostri colori, la nostra città”. Ed è per questo che i play off sfumati non importano molto ad una squadra che fa metà del suo lavoro nel rettangolo di gioco e metà sui gradoni a ravvivare la vita monotona di una città che ai ragazzi offre sempre meno.
“Certo i play off sarebbero stati la ciliegina sulla torta – dice Oreste De Deo, fra i fondatori dell’Ovidiana ed agitatore sugli spalti – di una stagione giocata davvero al meglio, al di sopra di ogni aspettativa. In una squadra dove nessun giocatore prende un euro”.
Socialità, aggregazione e quella cultura di strada fatta di rispetto guadagnato sul campo e se necessaria anche qualche sberla educativa. “Disciplina Borghetti” : parole poche, fatti tanti. Ed ogni domenica che sia in casa – sui gradoni dell’amato Pallozzi – o in trasferta – a Villavallelonga, a Collarmele o in qualche altro paese che deve la sue esistenza più a Google Maps che ad altro – i ragazzi dell’Ovidiana si ritrovano a lottare in campo e sui gradoni, in questa formula-tandem che è il vero punto di forza della squadra.
Perché ad un certo punto far parte di questo gruppo vuol dire aderire a qualcosa che va ben oltre la semplice squadretta di Terza o Seconda categoria. Vuol dire aderire ad un progetto che travalica anche il calcio stesso e che prova a parlare ad una città sonnecchiosa, buona troppe volte a darsi arie senza produrre nulla di concreto. Certo il “linguaggio ovidiano” spesso è cinico e grezzo, come si addice a chi viene dalla strada e pertanto resta incomprensibile ad una città borghese decaduta.
L’Ovidiana rompe col perbenismo e il benpensantismo dilagante e sembra dire a Sulmona: fin quando ci sarà un pallone a rotolare sul Pallozzi, ci sarà qualcuno a cantare sui gradoni e fino a quando ci sarà tutto questo, ci sarà Ovidiana.
Savino Monterisi
Commenta per primo! "Ovidiana: non solo calci ad un pallone"