Sorgente Abate inquinata, tracce di solventi nell’acqua

1,1 Dicloroetilene, una sostanza classificata dallo Iarc come “possibile cancerogeno per l’uomo”, oltre i limiti di legge (fissati a 0,05 microgrammi/litro dal D.lgs.152/2006), una situazione che va avanti dal marzo 2017 dove la sostanza era presente per ben 2,79 microgrammi/litro, 55 volte la Concentrazione Soglia di Contaminazione, destando i primi sospetti ai più attenti osservatori, il picco massimo registrato in base ai prelievi effettuati dall’Arta tra il marzo del 2017 ed il gennaio 2018.

La situazione è quella della sorgente Abate situata alla Badia nel comune di Sulmona, sotto osservazione e controllo da tempo ormai. Da quei primi prelievi, che registravano man mano 1,6 microgrammi/l a giugno 2017 e 0,59 microgrammi/l a settembre dello stesso anno, le condizioni sono certamente migliorate, ma resta il fatto che questa sostanza fa si che una sorgente è inquinata, quindi, già sul nascere. Ad oggi, le ultime analisi sono di gennaio 2018, l’1,1 dicloroetilene è diminuito fino a 0,15 microgrammi/l, comunque tre volte i limiti, per cui la situazione resta da non sottovalutare e le cause di tale anomalia tutte da rintracciare perchè se è vero che ora il parametro è solo poco sopra la soglia è pur vero che la sua presenza non dovrebbe proprio esserci.

Tra l’altro oltre a questa sostanza sono state rivenute anche altre molecole pericolose di origine non naturale, come l’1,1,2 tricloroetano trovato oltre la soglia fissata a 0,2 microgrammi/litro nelle prime due analisi del 2017 (0,6 microgrammi/l il 22 marzo 2017 e 0,2 microgrammi/l il 27/06/2017) scomparso poi nelle analisi successive. Tracce, seppur sotto soglia, di 1,1,1 tricloroetano, tetracloroetilene, tricloroetilene, 1,2 dicloroetilene sono state riscontrate in diversi campioni, segno di una contaminazione abbastanza complessa riferibile a plurime sostanze.

Sul caso sono in corso le dovute indagini perchè l’obiettivo, ora, è capire quale sia la fonte di tale inquinamento e le ipotesi sono tante per una sorgente poi non così lontana dall’area industriale di Sulmona. Trovare il punto di un eventuale sversamento che sta inquinando le acque sotterranee diventa così di vitale importanza perchè se a valle la situazione è quella descritta, a monte potrebbe essere anche peggio con tutte le ricadute sulla salute ambientale e umana. Si fa, quindi, necessario un piano di caratterizzazione per verificare la sorgente della contaminazione, adottando nel frattempo idonei interventi di messa in sicurezza di emergenza per evitare che fuoriescano dal sito, in attesa della caratterizzazione di dettaglio delle aree circostanti e della successiva bonifica.

L’1,1 dicloetilene, come detto, è ufficialmente classificato quale possibile cancerogeno ed è nocivo per inalazione. L’1,1,2 tricloroetano è meglio noto come solvente industriale, utilizzato per la pulizia di metalli nell’industria metallurgica e con diverse altre funzioni in base al settore di utilizzo. Una sostanza potenzialmente cancerogena, nociva, per flora e fauna tra i quali insetti e specie che vivono nell’ambiente acquatico, dannosa anche all’essere umano.

Il resto della Valle Peligna, dell’Abruzzo in generale, non se la passa meglio in quanto ad acque con corpi idrici superficiali e sotterranei con decine di punti di campionamento monitorati dall’Arta che alla meglio sono considerati in stato “scadente”, molti in stato “pessimo” con un flusso che sfocia nel mare seriamente compromesso nella sua salute, come più volte denunciato dal Forum H2O. Fattore che, in barba al vizio tutto normativo di dividere l’ambiente naturale in settori diversi, va a ripercuotersi in maniera integrata e diffusa sui diversi aspetti dell’ambiente stesso.

Intanto sulla sorgente Abate, oltre alle indagini, continuano anche i campionamenti.

Simona Pace

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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