Don!
Il primo dei dodici rintocchi ci distoglie da ogni pensiero, per avvisarci che la mezzanotte è scoccata.
Una dozzina di macabri secondi in cui il respiro si mozza e sembra che l’oltretomba voglia dirci qualcosa, tramite quel batacchio arrabbiato.
Una campana non è in grado di sussurrare che il giorno è finito, può solo urlarcelo contro, come monito imperioso e ineluttabile.
Negli animi cala un silenzio, che solo ai tuoni e ai lupi è consentito interrompere.
A mezzanotte è troppo tardi per pensare soluzioni o svolgere commissioni. Il tempo a disposizione per sistemare le cose è finito, non resta che mettersi a letto e domani si vedrà.
Quel che è fatto è fatto.
I vicini dormono, non si può far rumore e in tv trasmettono solo repliche di cose già viste.
Ci sono troppi zeri sulla radiosveglia, come in un countdown terminato: ora cosa accadrà? Quanto disastrosa sarà la deflagrazione?
Per fortuna il primo minuto del nuovo giorno arriva tosto a rassicurarci che il tempo non si è fermato, niente è finito e il domani è già qui.
A mezzanotte la carrozza diventa zucca, le streghe escono a far baldoria con i fantasmi e, se c’è la luna piena, è meglio chiudere bene le finestre, perché i vampiri e i lupi mannari sono affascinanti solo nei film.
È già domani, ma non abbastanza per dare inizio alla giornata: bisogna ancora concludere del tutto lo ieri, mettendo la ceralacca a sigillo di ciò che è stato.
Ogni libro diventa noioso a mezzanotte e va appoggiato sopra il comodino, accanto al telefono spento e alle speranze accese.
È andata.
Un’altra giornata è andata, archiviata nel passato, fra i ricordi da rivivere e gli aneddoti da raccontare.
Distesi e immobili nel comodo giaciglio, pensiamo velocemente alle cose da fare l’indomani, decidendo quelle che faremo davvero e quelle per cui fingeremo di non avere tempo.
Mezzanotte con la testa sul cuscino e la mente sparsa nel mondo, con le pantofole ai piedi del letto e i vestiti piegati su una sedia: i nostri panni in cui nessuno ha mai voglia di mettersi.
Con una preghiera distratta, tentiamo di tranquillizzare il cuore, ma il buio ha spento i colori vivaci che tanto ci piacciono, i pensieri si incupiscono e proliferano le paure. Ci vorrebbe un orsetto di peluche, impregnato di odori familiari, da stringere forte durante certe mezzenotti.
Sotto casa c’è un brandello di movida: un gruppo di ragazzi passa ridendo e cantando ad alta voce. Dovremmo essere contrariati, ora che siamo adulti e quindi fra quelli a cui è cara la pubblica quiete, invece ci scappa un sorriso e pensiamo che, questa volta, hanno proprio ragione loro.
Don!
gRaffa
Raffaella Di Girolamo
❤️
Anche se io, quando non lavoro, a mezzanotte dormo già da 2 ore e sono così ‘stancamrnte’ addormentata che nessun DON e nessun schiamazzi di gruppi adolescenziali mi potrebbe svegliare!