Creatore, vado subito al sodo.
Da ieri sto con una spalla incriccata, e da lì a tutto il lato sinistro, come sai, è un attimo. E’ che ho ecceduto in un’attività ludica, sforzando la parte. Non sto a specificare cosa facessi, tanto una qualunque attività finalizzata al piacere avrebbe generato comunque una reazione uguale e contraria di sofferenza, spesso in proporzione diretta. A dimostrare che, come ben sai, su questo pianeta esiste uno stretto rapporto di causa-effetto fra il godimento che si vuole perseguire e il danno che ne consegue e se ne produce.
Volevo condividere con te queste riflessioni bloccato al collo come un indemoniato sotto aspersione di esorcista, quale la reale ragione per cui la Vita debba necessariamente accanirsi su chi cerca una semplice distrazione alla pesantezza del quotidiano, come capisce da subito un ragazzino col barattolo di Nutella.
Solo un cucchiaino che ti vengono la bolle.
E poi a seguire, non desiderare di qua, non desiderare di là, sette i vizi corporali, mai troppe che diventi cieco e soprattutto mai cedere alle mele delle donne. Indulgere nel piacere è in ogni cultura contro natura, viceversa separarsi dalle smodatezze è virtù caldeggiata in ogni tempo da chiunque, moralisti, guaritori, santoni, filosofi, dittatori, legislatori, vegani e conduttori tv.
Perché, ti domando? Quale la vera colpa per meritare che gli unici momenti esaltanti della nostra esperienza terrena debbano consumarci qualche quarto dell’Io con relativo mucchietto di cellule? Perchè fra le tante infinite pieghe che fin dalla genesi la Vita avrebbe potuto prendere, adottarne una così perversa? Avremmo potuto, perché no?, curarci dal male di vivere con i vizi che prodotti dalla vita sana (che non a caso così si chiama), la soia bio a colazione, la corsetta tutti i giorni ai giardinetti e mai eccedere in alcuna velleità.
Metti l’opposto, più ti fa male la pancia più ti sfondi di kit&kat, più indulgi nella perdizione più ti svegli fresco, guarito e riposato come un agnellino, ci farebbe felici. Giuro.
E non prendiamocela con Adamo, per favore. Cosa avrebbe dovuto fare in quel giardino del mulino bianco con una bionda appena uscitagli da una costola che gli porge una gustosa mela rossa, promessa di viaggi da signore degli anelli dentro l’albero della Conoscenza? Con l’eccitazione di contravvenire all’unico, solo e sibillino divieto di tutto il mulino bianco. (una pianta poi, come al solito).
Perché prendersela poi con la sua innocente discendenza di micro pulviscoli da pianetucolo di sperduta galassia fra gli infiniti universi della tua immensità, per un micragnoso piacere di superbia del primo di noi, misero bamboccione fresco di impasto.
(Che poi, se vogliamo dirla tutta, ‘sta megalomania da dio da Qualcuno…)
Seri.
Pure se dovessimo ammettere, Creatore, che non sia tu il sommo pensiero autocosciente che ha generato il tutto perchè tutto si sia prodotto dal Caos, e noi minuscola colonia di batteri fortunosi in attesa di una qualsiasi maggioranza di governo in questo mondarello opera di un meteorite indifferente che roteandoci accanto ci ha sputato la molecola idonea, la domanda resterebbe.
Ché deve esserci stato necessariamente un istante, un frattale infinitesimale di tempo/spazio che ha deciso che il godimento si scontava vivendo, indirizzando l’evoluzione della Vita in questa perversa direzione.
No, il Caos – mi sono detto spalmandomi l’Arnica sulla spalla, il Caos va a caso, accidente dopo accidente. Per essere dispettosi con un minuscolo organismo sperduto tanto da fargli assaporare un piacere e poi finircelo, dentro deve esserci un Pensiero. Un po’ alla Amici miei, ma se il Pensiero fosse Monicelli capirei e sarei felice.
Per questo, Pensiero, qualunque e qualsiasi essenza tu sia, io credo che Tu esisti.
E che sei dei Gemelli.
Antonio Pizzola
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