La voce non deve essere solo quella della Valle Peligna, ma di tutto l’Abruzzo. A ribadirlo questa mattina nel corso di una conferenza stampa a Pescara, organizzata dalle associazioni ambientaliste Wwf, Legambiente e Italia Nostra, è stato il sindaco di Sulmona, Annamaria Casini. La battaglia, infatti, non è solo contro la centrale Snam a Case Pente, la sua approvazione in sordina è stata solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso. In campo c’è il progetto più grande di fare dell’Abruzzo una “hub del gas”, da qui il nome del coordinamento contrario al progetto e promotore della manifestazione “No Snam – No Gasdotto, No Centrale, Stop Hub del gas” che si svolgerà a Sulmona il prossimo 21 aprile alle 15. La mobilitazione deve essere, dunque, ampia. Duecentocinquanta, circa, le adesioni da comuni, associazioni ed organizzazioni varie fino ad ora. “Una difesa collegiale- è quella che auspica la Casini- di un territorio ancora una volta minacciato da interessi del tutto estranei a quelli della collettività”. “È una battaglia di tutti. Associazioni, comitati, cittadini, istituzioni. Abbiamo invitato tutti i sindaci del nostro territorio e di tutti i comuni coinvolti dal passaggio del metanodotto in Italia. Ribadiamo la nostra contrarietà a opere dannose per il nostro territorio a forte rischio sismico” ha dichiarato.
Le criticità al progetto sono state illustrate durante l’incontro dai delegati Abruzzo Wwf, Luciano Di Tizio, e di Legambiente, Giuseppe Di Marco. Su di esse si poggerà il ricorso da presentare al Tar a metà maggio; anche Italia Nostra sta valutando l’opportunità di rivolgersi alla magistratura amministrativa. Le criticità evidenziate riguardano la non strategicità dell’opera in vista anche delle nuove politiche climatiche, insomma l’offerta sarebbe molto al di sopra della domanda per non parlare delle future strategie nel settore che potrebbe diventare ancora più stringenti; la contraddittorietà e illogicità dell’iter legato alla realizzazione dell’opera, sotto i riflettori ci sono l’iter autorizzativo e scelte strumentali; lo stravolgimento di fatto del senso della normativa sul dibattito pubblico e quindi il mancato coinvolgimento cittadino nonché una scarsa considerazione della volontà popolare ed istituzionale; i rischi per l’uomo legati alla realizzazione e quelli per la il territorio e la natura: “la centrale ed il gasdotto mettono a rischio aree protette nazionali e regionali, siti Natura 2000, l’areale di tutela dell’orso bruno marsicano e altre specie faunistiche prioritarie, come lupo e camoscio”.
Quanto basta per spingere il governo ad una maggiore cautela, ma ciò non è stato, anzi l’opera è stata considerata anche “ordinaria” visto che le procedure sono state condotte da un governo agli sgoccioli per la centrale, addirittura dimissionario per il metanodotto.
Nel frattempo la carovana No Hub prosegue il suo percorso, il 15 la chiusura a Sulmona.
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