“A causa della mancanza di alunni il catechismo degli adolescenti (pre-cresima) del venerdi alle ore 17.00 è sospeso. Riprenderà il prossimo anno”.
E’ sul portone della chiesa di Molina Aterno che lo spopolamento si fa nero su bianco, su un semplice foglio affisso da Padre Francesco, un “manifesto”, si concretizza un’era “nemica” dei giovani dell’entroterra abruzzese, in questo caso la Valle Subequana, tagliata dal circolo dell’economia, se così si può dire, con l’apertura della A25, l’autostrada Roma-Pescara. Lì dove prima la Tiburtina rappresentava buona parte dell’incasso, ora la moneta non gira più, o poco, e le conseguenze, è facile immaginarlo, sono anche la mancanza di cresime nelle parrocchie (il male minore).
A lanciare la denuncia è stato, qualche giorno fa, il giornalista Federico Cifani sul blog Spazio Liberato, argomento rilanciato oggi dal sindacalista UilPa, Mauro Nardella. “Nei 46 anni che vanno dal 1971 al 2016, la popolazione dei comuni di Acciano, Castel di Ieri, Castelvecchio Subequo, Gagliano Aterno, Goriano Sicoli, Molina Aterno e Secinaro è passata da 6.409 residenti a 3.180 persone” scrive Cifani. In questo arco temporale, nello specifico, la situazione demografica si è trasformata drasticamente: -46% a Castelvecchio, -67% Acciano, -61% Secinaro, -46% Molina, -52% Castel di Ieri,-56% Gagliano Ateno, -24% Goriano Sicoli. Numeri da far paura, insomma.
Una situazione dovuta ai continui tagli e a fondi mancati, per Nardella, che implicano per le amministrazioni l’impossibilità di una reale programmazione. “Poco possono fare i sindaci di codesti borghi- incalza Nardella- se, ad un totale disinteressamento dei loro diretti ‘superiori’, fanno corrispondere un logico quanto inequivocabile decadimento delle aspettative dei giovani del posto”. Giovani che, a volte, a discapito di tutto e tutti, si rendono autori di progetti importanti per la loro terra, “di quelli che fanno luccicare gli occhi agli anziani” a sentire il sindacalista.
Ma questo è solo un esempio, forse il più eclatante, di un fenomeno che esula anche dalla questione “autostrada si, autostrada no” perché lì dove persistono ancora i caselli, spesso la viabilità è scarsa o addirittura nulla. Il discorso, quindi, si amplia all’intero entroterra abruzzese dove allo spopolamento seguono le scarse nascite, che significano meno voti, che tradotto ulteriormente riduce l’attrazione dei territori ai politici e se l’interesse vien meno il resto è presto detto.
Se per le cresime basta un si “Riprenderà il prossimo anno”, per l’entroterra quando? Per ora parla solo un manifesto.
Simona Pace
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