Che bello sarebbe vivere di soli entusiasmi e voli pindarici, come quegli uccellini garruli che cinguettano tutto il giorno, saltellando di ramo in ramo e librandosi nel cielo terso.
Invece, troppe volte, mi sento come una mosca frastornata dal freddo, che vola tracciando un cerchio dal raggio di due centimetri e poi sbatte la testa contro la finestra. Sboing sboing.
Ma perché deve essere sempre tutto così complicato?
La soluzione è dietro l’angolo e invece io continuo a volare in cerchio, scambiando un vetro per una via d’uscita. Sboing sboing.
Nelle giornate così, riaffiora ogni mostro da sotto il letto, mi sento addosso tutti gli anni che ho e pure qualcuno in più. Mi sento stupida, inutile, vuota, brutta e cattiva.
Chiedo aiuto alla televisione, affinché mi distragga da tutto, dico qualche parolaccia terapeutica, scruto la gioia degli altri, per ricordarmi come si fa a ridere e provo a cantare per alleggerire i pensieri.
Un po’ funziona, il cuore del cuore però resta triste.
Cerco di addolcirlo con un pezzo di cioccolata, ma è un’arma a doppio taglio: il cacao stimola la produzione di serotonina, l’ormone del buonumore, però provoca pure il senso di colpa, dato che la prova costume è alle porte.
Invece della cioccolata servirebbe una coccola, un pensiero tutto per me, un premio spudoratamente immeritato.
Vado in profumeria e chiedo un rossetto dal colore estivo, perché la bella stagione sta per arrivare e io non voglio farmi trovare impreparata.
La commessa mi sorride e mi comunica, tutta entusiasta, che ha in offerta anche una crema contro il cedimento delle palpebre.
Io la guardo allarmata, cerco di cambiare argomento annusando il tester di un nuovo profumo e commentando, a voce alta e con fare saputo, come le spezie orientali si sposino ottimamente con la lieve fragranza fiorata.
È inutile. La perfida profumiera continua il suo discorso: -Gentile cliente, con la presente siamo a comunicarle che oltre alle borse, le occhiaie e un po’ di miopia, lei ha anche le palpebre cadenti. Certi di avere fatto cosa gradita, porgiamo cordiali saluti.
E così me ne torno a casa con un rossetto color ciliegia e l’ennesima crema per il contorno occhi che non funzionerà, perché io gli occhi così li ho ereditati e Mendel è d’accordo con me.
Nonostante tutto, però, sono contenta, perché ora posso attribuire il mio malumore al fatto che mi calano le palpebre. Giù, giù, sempre più giù, fino a chiudersi del tutto e chi si è visto si è visto: buonanotte ai suonatori.
Le giornate NO sono pericolose, perché una notizia brutta, ma non orribile, rischia di accendere la miccia di una bomba che fa sembrare tutto nero.
Contro le giornate NO, datemi retta, non serve né la cosmesi, né la cioccolata.
Solo un parrucchiere può fare qualcosa.
E un’amica.
Un parrucchiere da cui andare con un’amica, non dimenticando di portarsi dietro una chiacchiera da raccontarsi, qualcosa da leggere e uno smalto da darsi a vicenda, magari disegnando pure quegli orribili ghirigori che vanno tanto di moda.
Contro le giornate NO, occorre una persona speciale che ci prenda in giro perché siamo delle frignone, che ci ricordi che l’ultima volta che siamo state così, è stato quando il nostro personaggio preferito della soap che seguiamo era morto e invece poi è risorto dopo qualche puntata.
Perché probabilmente è proprio la nostra scontata vulnerabilità, che noi tanto odiamo, ciò che ci rende così dolcemente complicate, sempre più emozionante e delicate.
È una condizione di soffusa sofferenza, un sottofondo melanconico che tante volte il tormentone latino americano di turno non riesce a coprire.
Ma è anche ciò che ci rende così gelose dei nostri pensieri e dei nostri silenzi, dei voli pindarici che quotidianamente facciamo nel nostro animo -a volte come allegri uccellini, altre come noiose mosche- e dai quali atterriamo ogni volta più forti.
Giornate NO quasi indispensabili, che delle rose, nuove cose (e del magnesio), potranno facilmente trasformare in un altro SÌ.
gRaffa
Raffaella Di Girolamo
✌️❤️
I love you, soo much 😘