Dopo la convocazione della riunione istruttoria del 4 aprile a Roma per discutere “l’istanza di autorizzazione alla costruzione ed esercizio dell’opera denominata metanodotto Sulmona-Foligno” arriva la secca risposta del Coordinamento No hub del gas Abruzzo, il cartello di sigle che si oppone alle infrastrutture legate al gas in procinto di essere costruite nella nostra regione.
“A pochi giorni dall’adozione del decreto che autorizza la centrale di compressione gas a Sulmona – scrivono i No hub in una nota – il Governo Gentiloni intende proseguire nell’iter politico e amministrativo finalizzato alla conclusione del procedimento per la realizzazione del metanodotto. L’iniziativa del Governo segue quella del 26 ottobre 2017, quando, convocata presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, la prima riunione venne dapprima rinviata per impegni istituzionali del Presidente della Regione Abruzzo D’Alfonso, poi riconvocata per il 14 dicembre 2017 e successivamente rinviata a data da destinarsi”.
Il coordinamento contesta al governo Gentiloni la legittimità di tale convocazione in quanto “a seguito delle dimissioni rassegnate il 24 marzo u.s., esso risulta attualmente in carica solo per il disbrigo degli affari correnti, e cioè, come più volte sottolineato dalla Corte costituzionale, per l’adozione di atti che siano “indifferibili e urgenti” e, quindi, estranei all’esercizio dell’indirizzo politico. Ciò, appunto, sul presupposto che ogni atto governativo, che si risolva in una decisione politica, necessiti sempre della fiducia (iniziale) delle Camere. Il raggiungimento di un accordo con le Regioni sul metanodotto e su altre opere “strategiche” è atto politico e non già “tecnico”: l’intesa, infatti, è qualificata dalla Corte costituzionale come “in senso forte” e dovuta per consentire di recuperare a monte ciò che si perde a valle, ossia per porre rimedio, attraverso la partecipazione dell’organo politico regionale, all’erosione delle competenze costituzionalmente sancite in favore delle Regioni”.
“Tra l’altro il Governo – concludono nella nota – si ritrova con un’unica mozione finora approvata dal Parlamento sull’opera che va proprio nella direzione delle affermazioni della Regione Abruzzo e, cioè, che il tracciato è profondamente sbagliato. Quindi non si capisce come un Governo dimissionario, le cui politiche sono state bocciate duramente dagli italiani il 4 marzo, ora pensi di procedere lo stesso”.
Per tale motivo i comitati chiedono che la Regione Abruzzo invii una diffida alla Presidenza del Consiglio dei Ministri affinché l’eventuale onere di tenere questa riunione sia demandato al prossimo Governo che ottenga la fiducia del Parlamento. Si tiene alta l’attenzione dunque, in vista della manifestazione del 21 aprile a Sulmona proprio contro la tanto contestata opera.
S.M.
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