La Cgil dopo il vertice con il Comitato Ristretto dei sindaci della Asl della Provincia dell’Aquila, fa saper che sui posti letto per l’assistenza residenziale e semiresidenziale per gli anziani e disabili risultano accreditati circa il 12 % del totale regionale. Ne sono stati attivati 60 su un totale regionale di 525.
“Tutto ciò nonostante un fabbisogno carente nella Asl 1 complessivo di circa 1000 posti letto riferito al Setting Anziani non Autosufficenti, Setting disabilità e riabilitazione e Setting Dipendenze Patologiche”. All’incontro hanno partecipato il sindaco dell’Aquila, Pierluigi Biondi, il sindaco di Avezzano, Gabriele De Angelis, il sindaco di Sulmona, Annamaria Casini, il vice sindaco di Barisciano, Giuseppe Calvisi e con la partecipazione della Direzione della Asl.
Condizioni quelle manifestate dai sindacalisti Francesco Marrelli, Anthony Pasqualone, Angela Ciccone e FP Medici Annarita Gabriele, alle istituzioni, che offrono uno scenario di totale svantaggio delle aree interne con pesanti ricadute sui livelli di assistenza e servizi prestati ai cittadini, riferiti soprattutto per i pazienti disabili ed anziani che il più delle volte sono costretti a ricorrere a prestazioni fuori dal nostro territorio con un aumento della spesa per la mobilità passiva.
“Una inversione di tendenza con un concreto impegno sull’accreditamento di nuovi posti letto pubblici o in quota parte privati accreditati in Riabilitazione rappresenterebbe per la nostra provincia un incremento di servizi prestati, con conseguente aumento dell’occupazione su un settore che esprime il livello di civiltà di un paese, attraverso la capacità di rispondere ai bisogni delle fasce più deboli. A quanto pare per la nostra Regione contano più le dinamiche di bilancio che non una politica di maggiore occupazione e servizi per la collettività”
A questo si aggiunge una grave carenza di personale della stessa azienda che si ripercuote sulla qualità del lavoro e dei servizi. Infatti, come da delibera n° 456 del 7 marzo 2018, spiegano si assisterebbe ad una ulteriore perdita di personale certificata per l’anno 2017 di oltre 95 unità lavorative, risultando in forza 3354 unità di personale al 31dicembre 2017, contro le 3449 al 31 dicembre 2016 dichiarate nel Conto Annuale 2016 dalla Asl 1
A fare conti facili ad oggi mancano 695 unità lavorative, contrattualizzate con contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato a fronte di una dotazione organica di 4053 unità lavorative, carenza parzialmente attenuata con gli oltre 400 lavoratori assunti con tipologie di lavoro precario, “diminuisce il lavoro stabile e aumenta il lavoro precario” ribadiscono i sindacalisti che chiedono vengano attivate immediatamente le procedure di stabilizzazione finalizzate a rendere stabile e di qualità il lavoro prestato e la vita di tanti che da troppi anni vivono di incertezze e precarietà.
“Conseguenza di tale situazione – sentenziano – è certamente la continua violazione delle norme sui riposi obbligatori per il personale, aumento delle liste di attesa per i cittadini, aumento della mobilità passiva verso altre regioni con conseguente aumento di spesa a carico dei malati e dei contribuenti”.
Da qui l’urgente necessità di un’azione unitaria finalizzata che veda l’aumento del fabbisogno di personale della azienda sanitaria, l’attivazione dei posti letto carenti nel rispetto delle necessità assistenziali di tutto il territorio provinciale che, proprio per la sua conformazione orografica e per la sua estensione necessita di investimenti ulteriori a tutela della salute delle persone ed alla salvaguardia dei diritti dei lavoratori. La soluzione per la Cgil starebbe in una seria vertenza sulle aree interne
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