Pozzanghere sul pavimento e segni di infiltrazione dal soffitto. Sui defunti del cimitero di Sulmona piove e i loculi del settore C1, gestito in concessione dalla Confraternita della Trinità dal 1300 circa, si trasformano in corridoi che animano l’indignazione di chi ha scelto quegli spazi come eterna dimora per i propri cari. Una situazione che va avanti da più di un anno, quando alla confraternita era stata segnalata la questione personalmente dagli stessi parenti. Ma da lì, almeno a guardare il risultato, nulla è stato risolto come si dovrebbe, o almeno come vorrebbero i familiari dei defunti.
“Ho fatto mettere delle onduline un anno fa- spiega Tony Di Nino, priore della confraternita-. Ho pagato interventi, non so che dire, ma per tutte le segnalazioni ricorriamo a dei lavori, se arriva una bomba d’acqua- aggiunge- può succedere che i discendenti si riempiono d’acqua e non ce la fanno a convogliarla all’esterno”. Un lavoro di cui comunque non si riesce ad avere beneficio, a questo punto, perché “Subito dopo la pioggia gocciola acqua dal soffitto” denunciano ancora i parenti. Ed effettivamente di acqua nelle settimane passate ne è scesa parecchia.
Tutto è iniziato, o si è mostrato, con la copiosa neve dello scorso anno quando lo scioglimento ha fornito la massima espressione del disagio, mentre i familiari si preoccupano ora anche degli effetti che le infiltrazioni possono avere, non solo sul decoro del luogo, ma anche sulle condizioni igienico sanitarie dello stesso. “Chi mi dice che quelle infiltrazioni non vanno a finire negli stessi loculi?” è la domanda. Decine e decine di salme per le quali sorge il dubbio che l’acqua possa aver in qualche modo manomesso anche lo spazio interno, almeno di quelli più in alto. Arriva, quindi, dal priore la promessa di un ulteriore sopralluogo a breve.
Di tutt’altra natura sono, invece, i disagi derivanti dalla mancata assegnazione di 200 loculi comunali ultimati circa un anno fa, ma che non hanno ancora comportato la formulazione di una graduatoria, promessa per l’estate dall’amministrazione.
E che dire poi delle cappelle storiche, come quella Mazara abbandonata nel degrado più assoluto con il rischio di perdere, giorno dopo un giorno, un pezzo dopo l’altro, la parte monumentale e più di pregio di un luogo che, nonostante l’eterno riposo sperato, a tratti bagnato, rispecchia a suo modo tutti i problemi della città.
Simona Pace
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