Ha detto che andrà a Roma “non con l’auto della Regione” e chissà forse prenderà un autobus di Tua, l’azienda di trasporto pubblico che è stata al centro di forti polemiche durante la campagna delle politiche per le 79 assunzioni definite dalla Cgil “mance elettorali”. A pagare il biglietto, in fondo, saranno sempre i contribuenti e anche doppio, perché in attesa “dell’inveramento dell’elezione”, come ha detto lo stesso governatore, Big Luciano, che così big non è più a vedere l’umiliante emorragia di voti del Pd in Abruzzo (passati da 170mila del 2013 a 90mila del 2018), resterà ben saldo con il piede in due staffe o con il deretano su due poltrone. Senatore e governatore: doppia carica, doppio potere, doppio stipendio. E insomma non ci vuole molto a fare l’analisi del voto, a capire che la scelta degli elettori con i sorprendenti risultati di due partiti anti sistema come i 5 Stelle e la Lega, è un voto di protesta. Non tanto e non solo contro quel che non va, ma contro i metodi e i modi di chi lo fa. “I muscoli del capitano tutti di plastica e di metano”, quelli di D’Alfonso, di Renzi, di Gentiloni (a proposito di metano e di Snam), sono l’emblema di quel potere ostentato e arrogante, diventato insopportabile a prescindere dai risultati, in molti casi presunti, che ha portato. Più che la crisi, è il rifiuto della rappresentanza. Che non necessariamente è un male. Anzi: i commercianti scesi in piazza e saliti a Palazzo a Sulmona, ad esempio, hanno rivendicato con forza e orgoglio il loro ruolo politico, andando oltre le richieste di apertura o chiusura della Ztl e chiedendo conto della gestione di politiche urbanistiche e amministrative che esulano dai tradizionali interessi della categoria. A prescindere dal fatto, poi, che molti di loro non sapevano neanche da chi fosse composta e cosa fosse esattamente la commissione consiliare con la quale si stavano confrontando. E ancora la vicenda della bretella ferroviaria ha fatto registrare una partecipazione quantitativa e qualitativa all’incontro svoltosi mercoledì scorso a palazzo San Francesco con i vertici di Rfi, davvero incoraggiante: con persone interessate a comprendere, e nel caso a contestare e deviare, la direzione che le scelte della politica dà alle loro vite. La consapevolezza di non essere sudditi è il vero risultato delle urne, in attesa e nella speranza che, ora, si arrivi “all’inveramento del buon governo”.
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