È un Paese nuovo, diverso, sconosciuto, insolito quello che si sveglia il 5 marzo 2018. I dati sanciscono in maniera netta vincitori e vinti e preannunciano scenari nuovi, tutti da inventare. I vincitori sono i 5 Stelle e Salvini. I primi dopo solo 10 anni di vita diventano il primo partito nazionale staccando i competitor con percentuali importanti. Il secondo ha vinto la personalissima sfida con Berlusconi e la sua Lega è il primo partito del Centrodestra e come da accordi preelettorali – se la coalizione tiene – a lui spetterà la guida.
Dall’altro lato solo macerie, il Pd di Renzi sotto il 19% raccoglie un risultato oltre ogni peggiore aspettativa. A questo punto le dimissioni del segretario sembrano quasi inevitabili. Liberi e Uguali entra in parlamento sul filo del rasoio, 3.3%. Lontanissimo dalle aspettative avute alla nascita quando D’Alema profetizzò un’azzardata doppia cifra. L’altro grande sconfitto è Silvio Berlusconi che perde per la prima volta nella sua lunga carriera politica la leadership del Centrodestra. Ora in Forza Italia si apre una riflessione importante sul futuro del partito per capire quale posizionamento dovrà avere: spostarsi a destra e seguire Salvini o lasciare gli ormeggi della destra più intollerante ed esplorare quel grande mare elettorale del centro lasciato in questo momento senza rappresentanza politica.
In ottica Regionale il mattatore indiscusso è il Movimento 5 Stelle che vince 5 collegi uninominali su 7, lasciando gli altri due al Centrodestra. Il M5S inoltre è il primo partito con il 40%, ben al di sopra della media nazionale ed ottenendo più del doppio del secondo partito in regione, Forza Italia che si è fermata al 14.5%. Debacle clamorosa per il Pd che schierava “big” – ormai non più tanto big – Luciano D’Alfonso come testa d’ariete, ma raccoglie solo un misero 14% ben 5 punti percentuali sotto la media nazionale. A questo punto il governatore dovrà valutare se trasferirsi nei palazzi romani ed iniziare la sua carriera da Senatore – presumibilmente all’opposizione ben lontano dal suo sogno di diventare Ministro – o continuare il lavoro in Regione e magari aspirare ad un mandato bis, mai avvenuto prima in Abruzzo.
Tornando sul piano nazionale ci sono ancora alcune considerazioni da fare. Renzi e Berlusconi, artefici del Patto del Nazareno e dell’accordo che diede vita al Rosatellum – l’attuale legge elettorale – non hanno raggiunto il loro intento: un sostanziale pareggio che gli avrebbe permesso di governare insieme sullo stile di una grande coalizione alla tedesca. In questo schema avrebbero contenuto i populisti grillini e leghisti ma il progetto è sonoramente naufragato.
Quello che è sicuro è che non esistono più i blocchi elettorali così come avevamo imparato a conoscerli, disposti ad ingoiare rospi e a votare sempre e comunque il partito di riferimento. Oggi le intenzioni di voto sono molto fluide, gli elettori sono disposti a guardarsi attorno senza remore o pregiudizi elettorali. Potremmo azzardare e dire che i tatticismi preelettorali non funzionano più e che raccoglie consenso solo chi riesce a parlare alla pancia delle persone.
Per quanto riguarda le ipotesi di governo si aprono 2 scenari. Il primo è il tentativo matto e disperato della formazione comunque di un governo di unità nazionale, un “governo Merkel” che si faccia garante della continuità con le politiche pro Europa di questi anni. È probabile che Mattarella provi a sondare questa strada ma i numeri parlano chiaro e questa è un’ipotesi che vedrebbe diverse forzature, pertanto di remota realizzazione.
L’altro scenario è quello che vedrebbe l’incarico di formare il governo assegnato ai 5 Stelle che a questo punto dovrebbero “sporcarsi le mani” e iniziare a collaborare con le altre forze politiche. Nel farlo potrebbero sperimentare nuove forme alternative alla consueta prassi parlamentare, basti pensare alle consultazioni in diretta streaming che 5 anni fa furono un fatto inconsueto quanto innovativo. I numeri per un governo grillino potrebbero esserci con l’appoggio della sola Lega, ma Salvini già smentisce e allora in una situazione di stallo complessa nulla esclude che a fare questo “gesto di responsabilità” possano essere LeU e il Pd.
Quello che si percepisce è l’inizio di una fase politica completamente nuova e se il buongiorno si vede dal mattino già dai prossimi giorni potremmo intuire se ciò che sta accadendo sarà qualcosa di positivo o meno per il Paese.
Savino Monterisi
Sarei curioso di leggere un’analisi politica a livello locale. Su piano nazionale le ipotesi sono tante così come le idee e alcuni iniziano a dire con maggior autoconvinzione che forse certi risultati non sono poi tanto dovuti alla “pancia”.
Una vostra visione invece sullo scenario regionale e locale più stretto sarebbe gradita. Così giusto per ricordarlo in futuro.