Corso Ovidio è più desolato degli altri giorni, perché le luci accese, le poche rimaste, si sono spente questa mattina: la serrata dei commercianti raccoglie un’adesione altissima, in quasi 250 marciano da piazza Tresca fino a palazzo San Francesco. Lasciando chiusi i loro negozi e le casse vuote.
E’ il popolo delle partite Iva, delle saracinesche alzate, dei sacrifici dietro al banco. Da mesi chiedono e cercano risposte e soluzioni che non arrivano, per un centro storico agonizzante, svuotato di residenti e uffici e studenti. Un “sito archeologico” sottolinea qualcuno, tenuto anche male tra l’altro, con le transenne in ogni dove, i palazzi inagibili e chiusi e cadenti, i lavori pubblici fermi da anni, le strade sporche, l’arredo urbano decadente, le saracinesche e i locali abbandonati.
La tensione è palpabile ed esplode in tutta la sua drammaticità quando gli esercenti vengono accolti nell’Aula consiliare dal sindaco e dagli assessori Cristian La Civita e Antonio Angelone. La politica che affanna e che non dà risposte “da diciotto mesi le stiamo chiedendo – spiegano i commercianti – e nessuno ci ha mai risposto, nessuno ha dato seguito alle promesse. Ora è l’ora di agire”.
Sul tavolo vengono presentate delle proposte oltre la protesta: interventi a lungo termine (sistemazione edifici pubblici e ritorno dei servizi in centro storico, accelerazione su Casa Italia, rivisitazione della mobilità su gomma, qualificazione turistica) e quelle a breve, che per loro dovrebbero essere a brevissimo termine che riguardano la Ztl, la pulizia straordinaria, l’abbattimento dei tempi di risposta della burocrazia. Perché “non è possibile attendere sei mesi per una domanda di occupazione di suolo pubblico – lamentano i commercianti – o rinunciare ad un evento perché non c’è l’agibilità del palazzetto”.
La città delle occasioni perse, che annaspa a rimorchio del suo più grande problema che è quello di una ricostruzione e di una messa in sicurezza che non è mai partita. Della paura di un terremoto che ha svuotato di funzioni e servizi la città antica.
L’amministrazione si difende, la sindaca parla di piani a lungo termine, di progetti di pianificazione a venti anni, ma per la platea non può bastare: “Forse non avete capito che siamo alla frutta – dicono i commercianti – qui servono provvedimenti immediati, oltre quelli a lungo termine”.
L’assessore Angelone, nei panni non suoi di delegato all’Urbanistica, parla di un progetto ampio, di piste ciclabili, tecnologie digitali e ripensamento della città. Poi sveste i panni dell’architetto e si impegna a far ripartire la ricostruzione.
Poi La Civita, che al Commercio e al Centro storico è delegato: “Forse è poco, ma qualcosa abbiamo fatto per quel che potevamo: riduzione Tasi per chi affitta i locali, della Tosap durante la Giostra, la riqualificazione del mercato e delle fiere. E presto partiranno gli info-point e i servizi nelle edicole e con voi vorrei realizzare il centro commerciale naturale del centro”.
I commercianti però vogliono incassare subito e chiedono e insistono per ottenere nell’immediato la riduzione della Ztl: da attivare solo dalle 18:30 alle 20:30 (nel periodo invernale) e fino alle 24:00 (in quello estivo), “ma solo nei feriali – spiegano gli esercenti – perché nei fine settimana e nei festivi si può anche pedonalizzare”. E che bisogna convincere, invogliare la gente ad andare in centro, visto che i servizi non ci sono più: servono eventi, decoro e un piano parcheggi più fruibile, con l’apertura notturna del silos di Santa Chiara e magari la gratuità di quello di piazza Garibaldi.
Il sindaco non si sbilancia troppo: “Il centro è di tutti non solo della vostra categoria – dice – fermo restando che restiamo aperti alla discussione”.
Martedì si terrà così una commissione affari produttivi aperta anche alle associazioni di categoria, per cominciare a fare la lista della spesa di quello che c’è da fare e che si può fare subito. In attesa di un rilancio che, in verità, non riguarda solo il centro storico e non solo il commercio.
Spallate di categoria… per l’appunto.
Hanno ragione nel definire il centro storico come “sito archeologico” con l’Homo minorum mercatorum suo degno esempio di scempio cittadino.