Non tira una buona aria in maggioranza a Sulmona. Del resto che le elezioni politiche sarebbero state un punto di svolta per l’amministrazione lo si sapeva da tempo. Era da mesi che si aspettava “la verifica”, rimasta congelata – quella per davvero –, che avrebbe dovuto rimettere a posto gli equilibri fra i vari gruppi e disegnare il cammino futuro. Un po’ quello che ci si attendeva con il rimpasto di giunta, più volte annunciato e poi verificatosi solo a novembre in forma ridotta. Era stato annunciato un cambio quasi totale degli assessori – quattro su cinque – e invece a saltare furono solo le teste di Mario Sinibaldi e Paolo Santarelli. Il primo determinò l’uscita dei socialisti – ormai ex tali – dalla giunta, il secondo fu il naturale siluramento di un assessore rimasto senza copertura politica in consiglio, perché nel frattempo la Roberta Salvati da “Dem ribelle” era diventata “civica inossidabile”.
Entrarono Nicola Angelucci e Stefano Mariani, due navigati politici espressione dell’assessore regionale Andrea Gerosolimo, peraltro uscivano due assessori di centrosinistra ed entravano due assessori, civici per carità, ma pur sempre con un passato nel centrodestra l’uno e di area centrista ballerina l’altro. Due ingressi d’esperienza in giunta che avrebbero dovuto dare quella accelerazione che l’attività dell’amministrazione attendeva da tanto.
A tre mesi da quell’iniezione di fiducia nelle vene della giunta Casini, l’effetto sembra essersi esaurito, con molta probabilità anche perché i problemi che risiedono a palazzo San Francesco hanno radici ben profonde e non è un semplice cambio di uomini che può risolverli. E così ad un periodo vissuto piuttosto sottotono dalla maggioranza, pare ne stia per seguire uno di manifesta insoddisfazione inaugurato da un post di Andrea Ramunno che non fa presagire nulla di buono per la maggioranza perché viene da uno dei più fedeli consiglieri del tandem Casini/Gerosolimo.
Scrive Ramunno: “Ogni tanto è bene riflettere, capire gli errori, analizzare le situazioni e soprattutto mettersi in discussione. Non ha senso ripetere una routine, delle azioni meccaniche quotidianamente sapendo che queste non stanno producendo niente di positivo a noi e chi ci sta intorno. Mettersi in discussione significa fare delle scelte ed è più complicato questo piuttosto che lasciare così come sono!” Una richiesta bella e buona di discontinuità – non si sa bene se rivolta ai colleghi, alla sindaca o al suo sovrapposto – che risuona come un tuono a ciel sereno nelle stanze di palazzo San Francesco.
Insoddisfazione e cambio di passo che da mesi ormai chiedono anche gli ex socialisti che con l’uscita del loro assessore dalla giunta si sono ritagliati un’agibilità politica che li pone come forza autonoma nella maggioranza, a questo punto capace di muoversi anche in direzione opposta a quella dei colleghi di banchi laddove nelle varie discussioni lo ritenessero necessario.
Stessa autonomia che pare stiano per reclamare a gran voce i Fratelli d’Italia, non rilasciano dichiarazioni ma a volte i silenzi sono molto più esplicativi di mille parole e possono pesare come macigni. Alla domanda chi voteranno alle prossime elezioni politiche rispondono senza esitazione: “Noi restiamo Fratelli d’Italia, anche se a livello comunale abbiamo deciso di fare un’esperienza civica”. E a giorni ci dovrebbe essere una verifica sul loro ruolo in maggioranza. Anche qui non si presume nulla di buono, sempre per la maggioranza.
A questo punto, col ritirarsi dell’acqua dopo l’alta marea iniziano ad intravedersi crepe e malcontenti. I risultati dell’amministrazione Casini non sono così esaltanti e per chi ha fatto scelte importanti, come quella di Fratelli d’Italia, di attraversare lo steccato politico nel tentativo di creare una coalizione trasversale il gioco potrebbe smettere di valere la candela. Lo stesso discorso vale per i giovani e ambiziosi consiglieri comunali che hanno tutto da perdere e solo da rimanere bruciati dall’ennesimo fallimento politico cittadino. Così bisogna correre ai ripari, trovare soluzioni, provare ad invertire la rotta e a tirare la corda, sperando che questa – irrimediabilmente – non si spezzi.
Savino Monterisi
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