Molti associano il suo nome ad una scuola cittadina, un nome dal suono dolce che ben s’intona con le voci e la vivacità dei bambini delle classi dell’infanzia e della primaria.
Lola Di Stefano era una maestra, un’insegnante, non solo di nozioni, ma di vita, etica, passione, cuore.
Lola amava insegnare, formare, educare, per lei i suoi alunni venivano prima di ogni cosa.
E così è stato fino all’ultimo giorno. Aveva 34 anni l’insegnante di Bussi quando in una mattina del 1954 salvò la vita dei suoi alunni della classe quarta e quinta, riuscì a metterli a riparo lontano da quella nuvola di gas proveniente dalla vicina Officine. Li salvò tutti non riuscendo però a salvare la sua di vita.
Era il 19 gennaio, un giorno di scuola come tanti altri, di inizio lezioni, ma qualcosa di diverso non tardò ad arrivare, una sirena spiegata, alle 9.30 circa, annunciava qualcosa di grave, un suono accompagnato da urla, volti spaventati, che proveniva dalla fabbrica a pochi passi dall’istituto. Un tragico incidente infatti aveva portato la fuoriuscita di 4 tonnellate di cloro da una cisterna provocando una grossa nube di gas che aveva avvolto l’intera zona. La maestra Lola aveva capito che se i suoi bambini avessero respirato quel gas sarebbero morti. Allora prese dei fazzoletti e coprì accuratamente le bocche dei suoi alunni, li portò fuori sincerandosi di allontanarli il più possibile dalla zona di pericolo, i bambini furono condotti a Capestrano. Li soccorse, proteggendoli con tutta la sua forza e fermezza non pensando però a se stessa. Nel frattempo l’insegnante aveva respirato quel gas, le esalazioni di cloro talmente nocive compromisero i suoi polmoni, venne ricoverata nell’ospedale di Sulmona ma ormai non c’era più niente da fare, morì solo pochi giorni dopo.
Il suo gesto eroico, la sua vita per quella dei suoi bambini, oggi settantenni, valse una medaglia d’Oro al valor civile, una memoria e una storia che vale la pena di conoscere. A lei fu dedicata la scuola elementare, oggi primaria, di Bussi, nel 1963 fu intitolata la scuola di Sulmona in viale Roosevelt.
Lola era una maestra di quelle che guardano dritto negli occhi dei propri alunni, una giovane donna di 34 anni che dimostrò davvero cosa vuol dire la dedizione, una parola da comprendere bene, da pronunciare a sillabe e ripetere a mente. Un esempio per un insegnante, di chi va oltre il nozionismo accademico, un’immagine e un valore di scuola diverso, lontano da oggi, dalle scelte sciagurate, dalla mannaia sui 50 mila diplomati magistrale mandati a casa, ma questa è un’altra storia. Perché i maestri non sono solo un titolo ma un’anima, ricca sì di cultura e capacità ma fatta anche di empatia e tanto cuore.
Anna Spinosa
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