E alla fine i carabinieri dei Nas hanno fatto visita anche al centro di neuropsichiatria infantile di Sulmona. Che era questione di tempo, in fondo, lo si sapeva già perché con la chiusura del centro di igiene mentale e del centro diurno il castello di carta, basato sulla mancanza di certificazioni necessarie a mantenere la struttura gestita dalla Asl e che dovevano essere pronte prima del trasferimento, è presto crollato. Dunque ieri c’è stato il controllo perché, come gli altri due centri, anche neuropsichiatria è situato in quella palazzina di via Mazzini che ha visto due mesi fa la loro chiusura per mancanza, tra le altre cose, del certificato di agibilità. Particolare che ha condotto il sindaco di Sulmona, Annamaria Casini, a firmare una ordinanza di chiusura dalla quale è scaturita poi una polemica con il manager generale Asl1, Rinaldo Tordera.
Era il 13 novembre e da lì, a parte il ricorso al Tar perso dall’azienda sanitaria e che ha dato ragione alla scelta della prima cittadina, non è stato fatto concretamente più nulla a danno degli utenti (circa milleduecento) dei due centri per i quali è stato attivato, in fretta e furia, un surrogato presso l’ospedale SS. Annunziata per far fronte alle emergenze. Ma le conseguenze sono balzate subito agli occhi dei familiari dei pazienti tra i quali alcuni hanno parlato di una forte regressione degli stessi nel giro di pochi giorni. Per la struttura di via Mazzini la soluzione è ferma ancora negli uffici del Genio civile con l’attivazione del contratto di energia elettrica da fare, insieme alle certificazioni relative allo stabile, anch’esse ancora da produrre.
Una situazione di per sé molto grave alla quale si aggiunge, viste le stesse condizioni di attività, il rischio chiusura anche per neuropsichiatria infantile, già alle prese con delle copiose liste d’attesa. Solo nella relazione finale dei Nas si saprà con certezza a quale destino i piccoli utenti dovranno far fronte.
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