La risposta del sindaco di Roma Virginia Raggi al presidente della Regione Luciano D’Alfonso, non si è fatta attendere e dopo ventiquattro ore e un intervista a Radio Blu di D’Alfonso, il primo cittadino della capitale ha fornito i dati richiesti, o almeno quelli di sua competenza. Non risparmiando all’ex sindaco di Pescara una stoccata sul sapere bene “quanto sia stato complesso e importante sviluppare la raccolta differenziata nella città di Pescara che Lei ha amministrato (e dove la differenziata ancora oggi, dopo quattordici anni, stenta a dare i suoi frutti, ndr) – scrive la Raggi -. Sono perciò convinta che, a maggior ragione, apprezzerà la velocità con la quale Roma sta rispondendo a criticità che vanno avanti da troppi anni”.
Il sindaco 5 Stelle fa presente in particolare come sia stato già avviato un piano di differenziata spinta tramite etichetta RFID che ha permesso in alcuni quartieri di toccare l’85% di differenziata e come questa operazione toccherà nei prossimi tre mesi altri 490mila cittadini per arrivare entro il 2018 a servire 1,2 milioni di persone.
L’indicazione dei tre mesi probabilmente non è casuale, perché è il lasso di tempo che D’Alfonso ha ipotizzato di soccorso straordinario a Roma Capitale, anche se “quantitativi, tempi e costi del trattamento in Abruzzo – continua la Raggi – attengono alle decisioni tecniche e gestionali di Ama”.
Insomma l’autorizzazione è a un passo, molto breve, probabilmente già domani nella riunione di giunta convocata da D’Alfonso potrebbe arrivare il via libera, tant’è che il presidente ha invitato il sindaco di Sulmona, entro questa sera, a fornire disponibilità e numeri dell’impianto di Noce Mattei.
Questa sera stessa sembra sia stata convocata una riunione d’urgenza, per questo, del comitato del controllo analogo, per capire cosa ne pensano i sindaci soci del Cogesa, tanto più che il primo cittadino di Cansano, Mario Ciampaglione, ha lanciato i suoi strali contro Sulmona, accusata “di decidere tutto da sola”.
La questione dei numeri, quantità e tempi, però, non è secondaria, perché continua ad esserci una discrepanza tra quanto offerto dalla Regione a Roma (30mila tonnellate solo per Sulmona) e l’effettiva capacità di trattamento che ha l’impianto del Cogesa che non supererebbe (anche a causa del “rientro” dell’Aquila) le 9mila tonnellate. Giusto giusto i 3 mesi (100 tonnellate al giorno) ipotizzati dall’accordo.
La formica che va in aiuto dell’elefante. Ma questi pensano a quello che fanno? Intanto lo fanno lo stesso,anche se non ci pensano.