Le dimissioni non sono sul tavolo e probabilmente non lo saranno neanche domani: quella del sindaco di Sulmona Annamaria Casini, che si è dimessa via Facebook l’altro giorno dopo il via libera dato dal governo Gentiloni alla centrale Snam, insomma, sembra essere stata solo un’altra boutade. “Un gesto estremo” come lo ha definito lei stessa, piuttosto un coup de théâtre.
Ma di messe in scena, ora, la città e il territorio non hanno bisogno, men che meno di giochetti: il tempo stringe e per dare una risposta all’ultimo assalto della Snam occorrono risposte concrete, pezzi di carta, atti, studio. Insomma se si vuole cominciare dal ricorso al Tar, ad esempio, bisogna trovare qualcuno che lo rediga con competenza e bisogna, ancora, trovare i soldi per pagarlo, magari coinvolgendo i Comuni del territorio e magari anche quelli fuori territorio, come L’Aquila, Avezzano e Castel di Sangro, i cui sindaci hanno espresso solidarietà alla Casini, manifestato vicinanza ed ora, perché no, potrebbero offrire anche una carta di credito.
Il ricorso, che deve essere presentato entro trenta giorni, non è così semplice e alla Regione, all’annuncio fatto da Mazzocca e D’Alfonso, sono in pochi a credere, perché non è davvero credibile che l’operazione di fine legislatura sia stata fatta all’insaputa del governo regionale. Tant’è che la notizia è stata pubblicata dal Germe senza che nessun canale istituzionale l’avesse comunicata prima, eppure a quella riunione romana, sin dalla mattina, c’era il vice Giovanni Lolli.
Il sindaco di Sulmona, intanto, prende tempo: la riunione indetta domani con gli altri primi cittadini del territorio è stata rimandata: “Per consentire una migliore riflessione sul da farsi così da approntare una strategia condivisa – scrive la Casini – e, dunque, un’ azione concreta di contrasto a questa opera fortemente impattante. Siamo tutti consapevoli che dopo molti anni dall’avvio, l’iter è ormai alle ultime battute, ma dobbiamo combattere fino alla fine”.
Secondo il sindaco di Sulmona bisogna fermare la firma del decreto di autorizzazione, un pro forma in verità, un atto burocratico interno “che, se venisse firmato nei prossimi giorni, prima dello scioglimento delle Camere, sarebbe veramente finita”.
Per questo la Casini chiede a Renzi e Gentiloni di ripensarci e ai parlamentari abruzzesi, dalla Pelino, alla Pezzopane, passando per Castricone, “di operare una forte azione estrema presso il governo affinché si ravveda, per il bene dell’intero Centro Abruzzo, già fortemente martoriato”.
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