Disastro sanità, Pd: “Combattere la mobilità passiva con centri di eccellenza”

“Occorre che le forze democratiche e sane della regione si seggano intorno a un tavolo e comincino a capire perchè l’Abruzzo ha intrapreso questa china dolorosa”. Con queste parole il Partito democratico abruzzese chiama a raccolta cittadini, forze e organizzazioni sociali, per modificare “il quadro oggettivo, reale e terribile” della sanità abruzzese. Come documentato da tutti i centri studi italiani che parlano di una regione con un debito di quasi 200 milioni di euro e con un saldo tra mobilità attiva e passiva arrivato in pochi anni a 108 milioni di euro. Conseguenze, secono il Pd, “dell’assoluta incapacità dell’accoppiata Marsilio-Verì, dei vertici dell’assessorato e delle Asl” contro la quale tutti bisogna mobilitarsi “per recuperare un servizio sanitario regionale che è alla base della vita e della sicurezza di ciascuno di noi”.

Un vero e proprio allarme quello lanciato dai democratici preoccupati della situazione che in Abruzzo è precipitata più che altrove segnando “una retrocessione rispetto alle altre regioni che pure patiscono i guasti della politica nazionale”. Colpa di “sprechi, inefficienze, clientele” che da una parte hanno provocato un crescente deficit finanziario e dall’altro un crollo delle prestazioni e dell’assistenza.

In questo contesto si inserisce il saldo netto della mobilità interregionale che, continuano dal Pd abruzzese “ci vede perdere nel 2023 ben 85,15 euro per ciascuno di noi”. Soldi bruciati denunciano i democratici interrogandosi sui motivi che spingono gli abruzzesi a scegliere di curarsi in altre regioni, tra cui la cosiddetta “residenza di confine” che facilita lo spostamento nelle regioni più a nord della provincia di Teramo. Ma anche e soprattutto “la mancanza di servizi o strutture, la lunghezza delle liste di attesa e la scarsa fiducia nelle strutture della propria regione” tra le cause degli spostamenti degli abruzzesi che vivono in una regione dove “a fronte di una rete ospedaliera ampia, c’è una scarsa occupazione dei posti letto e, nelle diverse specialità, importanti indici di mobilità passiva”.

Cosa fare in proposito? È quello che si domanda il Partito democratico per il quale preliminare è “un’analisi corretta, scrupolosa, sincera e obiettiva dei dati della mobilità per approfondire la quantità, efficacia ed efficienza di tutti i servizi, area per area”. E individuare per ciascuna specialità e prestazione, “uno o al massimo due centri regionali sui quali investire con maggiore intensità non solo in uno specifico reparto ma in tutti i servizi e strutture sinergiche”. Non chiudere reparti dunque ma potenziarne alcuni e creare centri di riferimento per interventi con lunghe liste di attesa, questa la ricetta dei democratici per risollevare la difficile situazione in cui versa la sanità abruzzese che dovrebbe incentivare ulteriormente esperienze positive come l’ospedale delle donne di Ortona.

Una ricetta che non richiede “investimenti dispendiosi per attrezzature ma per l’attrazione di capitale umano”, continua il PD per il quale “l’unica strada da percorrere è quella di creare centri di eccellenza capaci di attrarre e formare professionisti di valore”, anche avviando una intelocuzione con le facoltà di medicina e chirurgia presenti sul territorio. Perché, conludono dal Pd Abruzzo, “se la regione deve comunque garantire una rete ospedaliera, reparti e altre prestazioni, tanto vale che le stesse funzionino al meglio. Così si offre salute ai cittadini, e se ne evita la migrazione perseguendo magari anche l’obiettivo di implementare la mobilità attiva”.

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