Collegi, ora guai a chi si lamenta.

Il dado è tratto. Ieri Camera e Senato, attraverso le commissioni Affari Costituzionali, hanno emesso il parere sulla composizione dei collegi elettorali. Ora la palla tornerà al Governo che dovrà emanare il Decreto Legislativo in via definitiva che ridisegnerà la geografia politica di tutt’Italia, in vista delle elezioni politiche. Non si tratta ovviamente di un mero fatto elettorale. Sul perimetro dei collegi si misura il consenso ed il consenso si costruisce con scelte politiche. Il collegio diventa quindi l’ “unità di base” su cui mettere in campo iniziative di crescita positiva, chiunque governi.

La notizia è che rispetto alla proposta veicolata in via preliminare dal Governo, così come risultante dal lavoro della commissione ISTAT che ha provveduto al lavoro di perimetrazione, il parlamento chiede molti cambiamenti. I due organismi di Montecitorio e Palazzo Madama hanno lavorato in parallelo, ma i pareri sono, come si dice, “conformi”, cioè dicono praticamente le stesse cose. I relatori, il Senatore Torrisi ed il Deputato Fiano, hanno quindi lavorato di comune accordo.

Nei due testi si chiedono circa cento modifiche territoriali, in quasi tutte le regioni d’Italia. Le motivazioni sono sempre le stesse, rispettare l’orientamento territoriale dettato da fattori storici di natura socioeconomica e ricondurre all’unità le aree sottoposte a stesse autorità amministrative, ricomponendo le provincie, per quanto possibile.

Sarebbero state ottime ragioni anche per la valle Peligna, per tornare con il suo naturale bacino della provincia dell’Aquila. L’Abruzzo, invece, è interessato solo ad una proposta di modifica. Si tratta del Comune di Silvi Marina che, secondo il parlamento, dovrebbe essere staccato dal Collegio di Pescara (e quindi dal trascinamento che lo porta per il senato e il plurinominale camera nel mega collegio di Abruzzo Sud (quello dov’è anche Sulmona) e riportato con la provincia di Teramo.

In alcune regioni il parlamento chiede di stravolgere completamente il lavoro della commissione ISTAT. E’ il caso della Basilicata, della Sicilia e della Sardegna, dove -ad esempio- la provincia di Nuoro dalla sua posizione centrale, aveva ceduto Comuni, per fare numero, a tutti i collegi intorno. Anche in questo caso se ne chiede la ricomposizione in modo che i confini amministrativi coincidano con quelli per l’elezione di Deputati e Senatori.

Per la Valle Peligna nessuno ha avuto da ridire nulla. Segno quindi che va bene così. Perché gli altri, a cui sembravano assurde alcune scelte geometriche fatte dai tecnici, si sono fatti sentire e come. Nel dibattito parlamentare, ma anche nei luoghi della decisione sostanziale, come li chiamiamo noi lobbisti. Dal giorno dell’emanazione dell’elenco preliminare, delegazioni di Parlamentari e Presidenti di Regione hanno varcato la soglia degli uffici di Maria Elena Boschi e Luciano Pizzetti, ai piani superiori della Galleria Alberto Sordi, per proporre una diversa geografia. Probabile che saranno accontentati. Anche l’Abruzzo ha avuto ciò che chiedeva. Silvi torna con Teramo. Evidentemente a noi andava bene così. Ora guai a chi si lamenta. Perché questa vicenda smentisce plasticamente i complottismi e le teorie della congiura. Il meccanismo è stato chiaro. Prima hanno lavorato i tecnici, poi i politici. Ciascuno facendo la sua parte.

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