
I lavori, in ritardo, sono stati ultimati oltre sei mesi fa, ma le gabbie del canile municipale di Sulmona continuano a restare chiuse. Dentro non ci sono più i cani dall’inizio di luglio, in compenso la zona è ormai invasa da blatte e topi. Una situazione igienicamente precaria causata sostanzialmente dal mancato svuotamento della vasca di accumulo delle acque nere, che da quando la struttura è stata chiusa, non è stata più svuotata. Anche se nel frattempo il canile è stato collegato alla rete fognaria.
Dal Comune fanno sapere di aver dato mandato ad una ditta specializzata di intervenire, ma a quanto pare ci vorranno ancora una quindicina di giorni prima di bonificare l’area, o almeno per svuotare la vasca, perché nel frattempo le colonie di roditori hanno messo solide radici.
Un problema in vista del rientro dei cani nel canile, rientro che, tuttavia, non ha ancora una data e soprattutto le carte in regola. A distanza di sei mesi dalla riconsegna dei lavori per adeguare alla normativa il canile e iscriverlo quindi al registro regionale, infatti, il Comune non ha ancora proceduto all’accatastamento della struttura, pratica che, d’altronde, non è mai stata aperta in oltre venti anni.
Gli ospiti a quattro zampe nel frattempo sono stati trasferiti nel canile di Collelongo, dove ad oggi ci sono a carico del Comune di Sulmona 68 cani ospiti. Molti meno, insomma, dei 163 che c’erano quando l’attuale gestore (prorogato fino a giugno) aveva preso le chiavi della struttura.
“Nel 2024 – spiega Pino Corsi, proprietario della Comar – abbiamo dato 76 cani in adozione, fatto 16 catture e registrato 13 decessi. Da inizio gennaio abbiamo fatto altri 9 affidamenti e se va avanti così quando i cani torneranno a Sulmona saranno una quarantina massimo”.
Una situazione facilmente gestibile, insomma, secondo Corsi che ha anche l’appalto per tutta la provincia per la cattura dei randagi.
“Sulmona non ha problemi di randagismo – aggiunge – ci sono centri che si trovano in situazioni molto più precarie, come Pratola Peligna dove il randagismo ha preso piede, anche per la cattiva abitudine di alcuni che danno da mangiare ai cani e li lasciano liberi di riprodursi”.
Oggi stesso è prevista anzi una retata proprio a Pratola per arginare il fenomeno. E’ anche vero che in passato, contrariamente a quanto sarebbe consentito, il canile municipale di Sulmona ha fatto un po’ da “centro di accoglienza” di tutti i randagi della Valle Peligna, essendo l’unico canile sul territorio. Molti animali che venivano presi nei paesi limitrofi venivano portati a Sulmona, dove la popolazione a quattro zampe aveva superato i limiti dei box e anche quelli consentiti per un canile rifugio.
Commenta per primo! "Canile non accatastato e vasca piena: topi e blatte al posto dei cani"